OMAGGIO A PRIMO LEVI CON LETTURE SCELTE DA GIOELE DIX AL TEATRO FRANCO PARENTI DI MILANO
Primo Levi è stato uno scrittore che ha lasciato il segno nella letteratura italiana, di certo per i suoi romanzi / testimonianza del tempo trascorso, in quanto ebreo, nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944. Ma quello che Gioele Dix intraprende – nella serata dedicata a questo scrittore per il centenario della sua nascita – è di raccontare, attraverso i suoi scritti, il Primo Levi uomo, la sua formazione, la sua personalità. E per questo, tra i testi letti in modo intenso e fluente, Dix non sceglie alcun brano da “Se questo è un uomo”.
La Sala Grande è affollata e la serata inizia con la lettura di un racconto dal titolo “Self Control”, facente parte della raccolta “Lilit e altri racconti” (1981), che riunisce componimenti per la maggior parte pubblicati in precedenza su periodici. Lo stile è raffinato, scorrevole e include momenti di ironia freschi e leggeri dalla trama interessante.
Dopodiché Gioele Dix delinea la figura di Levi partendo dal suo essere nato ebreo, leggendo un estratto da “L’altrui mestiere” (1985) che raccoglie articoli che vennero pubblicati principalmente su “La Stampa” e che descrivono lo spirito ebraico, con un tocco pungente nell’ironia, in quanto in Levi non risiedeva, a suo dire, alcuna religiosità. La voce di Gioele Dix torna poi a immergersi nuovamente nei racconti con “La grande mutazione”(1983), meraviglioso nel descrivere l’uomo, attraverso una tensione verso l’alto, gioiosa e fantasiosa, nell’affrontare il cambiamento, o di non affrontarlo, sia fisicamente, sia psicologicamente.
Da sottolineare è il fatto che Primo Levi fu in primis un chimico, prima che uno scrittore, e spesso nelle sue opere ha unito anche questa sua passione, esercitata per anni, anche in parte al campo di concentramento. La chimica si occupa di “separare, pesare e distinguere” gli elementi e Levi lo traspone in parola scritta con la raccolta “Il sistema periodico” (1975), in cui ogni capitolo verte su un componente chimico diverso.
Riguardo all’esperienza indescrivibile del lager, Dix legge al pubblico un potente e incisivo stralcio da “I sommersi e i salvati” (1984), in cui Levi, 40 anni dopo l’esperienza ad Auschwitz, ritorna su un capitolo della sua vita che non è mai svanito, la memoria e il senso di colpa si fanno strada tra le pagine, che portano in sé il dolore e il patimento che arrivano diretti al cuore di chi legge.
La serata termina tornando alla leggerezza con la lettura de “Il gabbiano di Chivasso”, un’intervista immaginaria tra un giornalista e il suddetto animale, divertente e arguto.
Primo Levi fu un grande esponente del ‘900 italiano e serate come questa di mercoledì 6 marzo al Teatro Franco Parenti di Milano, portano una consapevolezza indispensabile per ciascun uomo.
Roberta Usardi