Oggi esce “Bruises”, l’album dei She Likes Winter
Il 27 aprile esce “Bruises” il nuovo album della band She likes winter, a tre anni di distanza dal primo EP; in questi tre anni la band, con base tra Legnano e Milano, ha rinnovato la formazione, che ora vede Simona Pasculli (voce), Matteo Valsecchi (chitarra), Francesco Letteriello (synth, drum machine), Stefano Vietta (basso, glockenspiel). Anche lo stile, rispetto al precedente EP, si è definito dirigendosi verso l’elettronica e abbandonando la batteria acustica. Il disco è stato mixato da Andrea Lapiccirella e distribuito da (R)esisto. La copertina di “Bruises” è opera di Dario Zalunardo, pittore canegratese, tra i fondatori del gruppo artistico Mercurio.
La tracklist comprende otto brani inediti, sei in inglese, uno in italiano e uno strumentale; iniziamo con un commento track by track.
“Asynchronica” apre l’album e intriga subito con il giro di basso e un’atmosfera sognante data dal synth, la melodia è soave ed eterea come la voce di Simona (“comfort me as I lay like I could fall down forever”); la chitarra distorta si unisce nella seconda parte del brano dopo un bell’intermezzo in cui synth e voce creano un punto di sospensione prima della parte finale.
“Bruises” è uscito come singolo apripista all’album, questa volta sono la chitarra e il synth a introdurre la voce in un’atmosfera pacata, che si fa più incisiva quando sullo sfondo entra le chitarra distorta. Il testo porta l’ascoltatore a seguire le immagini di un cammino volto alla ricerca di qualcosa (“I was just trying to hide the truth, that I could not keep up with you”), come avviene nel videoclip.
In “09” la batteria ha un suono deciso e con il suo ritmo evoca un’atmosfera sognante e armoniosa impreziosita dalle note di synth. Il testo evoca l’accoglienza dell’amore; “don’t you think that’s time for you to open up your eyes, ‘cause you hear the calling of love from all around”. Poco prima della metà la sonorità cambia diventando più acustica, senza più il synth a far da guida, passando il timone alla chitarra e portando il brano ad aprirsi:“you see our time is running out, so fly away”.
“So come closer” parte con un ritmo marcato e un’atmosfera cupa e un giro di basso davvero intrigante; bella la parte in cui entra la chitarra elettrica a infondere un impatto più forte al brano.
“Giselle” è introdotto dalla drum machine e dal synth che riproduce dei trilli e un tappeto sonoro avvolgente; questo l’unico brano in italiano, in cui la bella voce di Simona risalta in modo particolare nella melodia e nel bel testo “se vuoi perdonalo adesso per la fede che non ha”.
“Runaway” inizia piano con il synth e il basso che infondono un’atmosfera malinconica (“runaway, far away since the sun can’t so easily go, you cannot make another day since your life can’t so easily go”) per lasciare spazio, a metà brano, a un cambiamento molto più rock ed elettronico.
“Varsavia” è un lento con un’atmosfera dolce, che poi si amplia quando entrano soffuse le chitarre elettriche e il tappeto vocale dietro la voce principale “I can’t take these lies no more” crescendo nell’impatto sonoro.
“Paralysis” è il brano strumentale, lento, che va a chiudere il disco, che inizia con lievi rumori per poi lasciar spazio al synth con suoni sognanti sul tappeto sonoro e alla batteria elettronica, che è il punto di riferimento su cui ogni dinamica si modella.
Nel complesso, un bel disco, gradevole all’ascolto, con la voglia di sentirlo dal vivo.
Roberta Usardi
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