“Offelia suite”: la pazzia di una donna che dice la verità
Il termine “Suite” indica “una composizione strumentale in più tempi, ognuno dei quali concepito nel quadro di una danza, più o meno idealizzata, nella quale si trovano spesso anche pezzi non di danza: preludi e overtures all’inizio, e altrove arie, fughe, adagi, allegro, sempre però obbedienti al criterio di alternare pezzi in movimento rapido a pezzi in movimento lento.” (Vocabolario Treccani)
Parlando di “Offelia suite” (ed è giusto con due f), tenendo presente la definizione di cui sopra e leggendo il sottotitolo, “alluvione amorosa per attrice e scenografie sonore”, si apprende che al Teatro Franco Parenti di Milano va in scena un monologo molto particolare, fino al 15 dicembre.
Partendo dal testo di Luca Cedrola “Offelia” (Nardini editore), il regista Graziano Piazza ha provveduto anche a curare l’adattamento, incaricando Viola Graziosi di vestire i panni della protagonista, che proprio con il ruolo di Ofelia debuttò a 17 anni al Teatro di Palermo nell’Amleto diretto da Carlo Cecchi. Chi meglio di lei potrebbe cavalcare l’alluvione amorosa di un personaggio all’apparenza così fragile? Ad arricchire il tutto, le splendide musiche originali composte da Arturo Annecchino, che rendono lo spettacolo la suite del titolo.
Cosa è avvenuto quindi, nell’intimità della Sala Tre del teatro? Il pubblico, entrando silenziosamente, vede già Offelia in scena, di spalle, seduta al pianoforte, persa in un ricordo e avvolta dal suo velo nuziale mai utilizzato. Perché la povera donna, a causa di quel fantasma che ha ossessionato il suo principe, non coronerà mai il suo sogno d’amore con lui. E quando si alza e si dirige verso il microfono al centro della scena, si comprende perché sia vestita di nero e abbia scelto un rossetto dello stesso colore. Di bianco rimane solo il velo, attaccato a un cappello con dei fiori, quell’unico tocco di speranza.
“Io sono una lacrima perduta che cade lenta e si confonde con la pioggia.”
Attraverso le note del canto di Offelia, emergono le sue domande, i suoi pensieri, i suoi ricordi, a volte in inglese o in francese; e chi la guarda ripercorre con lei la strada che l’ha portata alla pazzia, e di conseguenza, a non nascondere più nulla, a dire la verità senza paura. Perché la pazzia fa anche questo. Ed è un tuffo al cuore quando, con rimpianto, la povera sposa mancata ricorda la madre, fingendo di avere ricevuto da lei prezioso supporto… ma in realtà né la madre né nessun altro si sono occupati di lei, quando invece afferma decisa “sarebbe stato un mio diritto avere tutto.”
Non riesce a smettere di piangere (“I can’t stop crying”), e rievoca, a volte in modo confuso, i momenti con Amleto, a quando ha voluto restituirgli i regali ricevuti, a quando pensava che lui la amasse e invece l’ha abbandonata. Sì, Offelia suite è un vorticare di momenti, in cui la musica sottolinea l’onda emotiva, che raggiunge il suo climax nel suo momento finale.
Viola Graziosi ha interpretato la sua Offelia restituendole tutto ciò che ha imparato da lei, donandole tutta se stessa, in modo empatico, partecipativo e coinvolgente.
Una chicca da vedere.
Roberta Usardi
Foto di copertina di Camilla Piana