Notti invisibili, giorni sconosciuti
Con “Notti invisibili, giorni sconosciuti” (add Editore, pp. 168 pagine, euro 18), la coreana Bae Suah arriva in Italia, tradotta da Andrea De Benedittis.
Uno. Due. Tre. Quattro. Un romanzo in quattro tempi.
Uno. Conosciamo Ayami, giovane attrice di teatro che lavora presso un teatro sonoro per non vedenti. È ormai al suo ultimo giorno di lavoro, il teatro sta per chiudere i battenti. Conosciamo il direttore del teatro e conosciamo Yoni, insegnante di tedesco di Ayami. Conosciamo la storia così come ce la racconta Ayami.
Due. Conosciamo Puha che in qualche modo ci racconta di Ayami e Yoni, ma secondo la sua storia.
Tre. Conosciamo Wolpy, scrittore arrivato in Corea da lontano per scrivere un giallo e per cui Ayami inizia a lavorare come assistente. La storia raccontata dai due si sovrappone al romanzo che Wolpy sta scrivendo, lasciando emergere un’Ayami diversa da quella tratteggiata nelle pagine precedenti.
Quattro. Ritroviamo Ayami e il direttore del teatro che con chiudono il cerchio della storia, concludendo una notte iniziata nella parte uno, la loro storia.
Un romanzo in 4 tempi, dunque, eppure un unico lungo sogno.
Così ci si sente alla fine della lettura. Ci si chiede cosa sia stato reale e cosa solo frutto di premonizioni, supposizioni e pura immaginazione. Proprio come quando ci si sveglia da un sogno intenso, questa storia ci lascia spaesati, senza appigli, con l’illusione di aver afferrato un punto, ma subito dopo ecco che lo abbiamo perso.
Il lettore è come sfalsato da una realtà all’altra perché sono gli stessi personaggi a ritrovarsi in mondi paralleli in cui si può essere una poetessa, una bambina che ha perso la memoria, avere 29 o 49 anni, o magari essere un fantasma e poche pagine dopo un’attrice di teatro con poca fortuna. È il mescolarsi di realtà e presunte proiezioni dell’immaginazione dei personaggi. La dimensione onirica è alimentata anche dal ripetersi di descrizioni fisiche sempre uguali per personaggi diversi, da atmosfere buie, spesso in ambienti degradati in cui il caldo scioglie tutto, confonde tutto, anche la mente. Soprattutto la mente.
“Un completo blackout, come un calo della memoria (…) è il segnale di un progressivo svanire.”
È un progressivo svanire che ci regala Bae Suah, un perdersi totale tra le pagine, le parole, le immagini.
Laura Franchi