“Notte di vento che passa” di Milena Agus
“Notte di vento che passa” (Mondadori, pp. 178, euro 18.50) di Milena Agus è una storia al passato remoto, tanto vicina nel tempo quanto lontana nella memoria, perché l’unico anno raccontato dalla voce della protagonista è pieno di accadimenti, che hanno portato a un mutamento continuo e a un cambiamento profondo nell’animo della protagonista stessa.
È il periodo dei suoi diciott’anni ed è l’anno in cui a Cosima accadono “tantissime cose per la prima o per l’ultima volta”. Nuove esperienze, amore, morte e rinascite si susseguono e vengono letterarizzate da Cosima, che vive alimentando i suoi sogni attraverso la letteratura e la poesia. Ed è in questo modo che veniamo in contatto con alcune delle usanze e dei modi di dire della cultura sarda (siamo precisamente nel cagliaritano), ne conosciamo le campagne e alcune connotazioni significative, soprattutto legate alla famiglia o alcuni limiti al territorio stesso. Ogni personaggio ha delle caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono, pensiamo ad esempio a Costantino di cui Cosima si innamora follemente, benché lui sia più grande di lei e abbia una moglie; insieme ci regalano momenti di passione folle, descritti in modo schietto e spietato, senza mezzi termini, creando uno stacco dalla poeticità del resto del racconto. Pensiamo anche alla madre della protagonista, che vive in un’eterna insoddisfazione che la porta a non godere a pieno delle ricchezze che possiede, e al padre che passa le giornate a dipingere, un idealista pieno di ottimismo. Ma piano piano anche Cosima dovrà tornare con i piedi per terra e affrontare la realtà della vita adulta, che sta arrivando anche per lei. Ecco quindi le prime delusioni, l’amarezza e l’abbandono dei sogni e di tutto quel letterarizzare che, se abusato, perde anche di poeticità, come avviene all’interno di questo romanzo.
“Non riuscirò mai ad arrivare a un compromesso con la realtà, ma la soluzione di provare a dire le cose importanti con parole mie, senza ricorrere sempre a quelle degli altri, anche se si tratta di scrittori grandissimi, mi sembra una buona idea”.
Milen Agus, infatti, crea una rete di citazioni da Čecov a Shakespeare, da Grazia Deledda a Dickens e tanti altri ancora, giocando molto anche sull’immagine della Karenina, che possono risultare ingombranti all’interno della leggerezza e linearità del testo, che affronta anche temi importanti – come i problemi del fratellino o la malattia della madre della protagonista – con tatto e delicatezza, incastonandoli all’interno del trascorrere delle stagioni, percorrendo quelle strade che portano dalla genuinità delle campagne alla città, fino al mare.
Marianna Zito