“Nontìscordàrdime”, noi come i fiori
“Sono un poeta e so che non scrivo poesie”
È di Laura Callari l’introduzione a “Nontìscordàrdime” (El Doctor Sax, pp.189, euro 13) la raccolta poetica postuma di Ivan Fassio. Sono di Laura i ricordi sull’incontro con Ivan, i loro pensieri che subito sono diventati parole. Dal buio alla luce, fino alla leggerezza, quel punto in cui si intravede l’orizzonte. Sono di tutti, ma soprattutto di Laura, gli incontri a Spazio Parentesi, dove le idee e le parole prendevano forma e musica fino a divenire poesia, “in quegli scambi risonanti ci siamo esplorati”.
“Son stato sul punto
Di venirti a trovare nei sogni”
Parole ora a determinare l’assenza, ma che permettono a Ivan Fassio di esserci costantemente, inevitabilmente. E lo ha scritto, il modo in cui voleva esserci. Un lascito curato riga dopo riga, dove ognuno ha un posto, un compito, una “promessa di continuità”, che ha visto comporsi anche il materiale inedito del poeta. E allora si comincia, dalle sue ultime parole, con una “carezza ultima” a designare un nuovo inizio, per suggellare quella promessa, per ritornare sempre negli stessi luoghi, come i nontìscordàrdime, che ritornano sempre a ricomporre il loro tutto.
“Dire, diventare
Da quel che ero
A quel che sono”
Tra l’esserci e il non esserci, il dormire e il sognare, le parole si compiono e le sigarette bruciano, lasciando spazio ad affabilità e silenzio. La bellezza condivisa diventa strumento di scambio e rinascita, un continuo andare e tornare. E il progetto si realizza, fiorisce, lo abbiamo tra le mani, conoscendo Ivan Fassio per la prima volta, rincontrandolo dopo anni o facendoci sfiorare da chi lo ha sfiorato.
Marianna Zito