“Non sono morti gli dèi. Kavafis e l’eredità dell’Ellenismo” di Konstantinos Kavafis
“Non sono morti gli dèi. Kavafis e l’eredità dell’Ellenismo” (pp. 224, euro 15) è la nuova Antologia poetica con testo greco a fronte di Konstantinos Kavafis – fra i maggiori rappresentanti della poesia del Novecento – pubblicata da Graphe.it edizioni, tradotta e arricchita dall’introduzione e dalle note di Aldo Setaioli.
Poeta neogreco, Kavafis nasce ad Alessandria d’Egitto (1863-1933), dove vivrà per la maggior parte della sua vita, pubblicando solo poche poesie, avendo cura – al tempo stesso – di serbare le altre in ordine cronologico, correggendole in continuazione, fino alla sua morte.
Questo nuove volume ha il compito di evidenziare il suo rapporto con “l’eredità storica e culturale della grecità antica che emerge dalla sua poesia”, attraverso sessantanove poesie scelte e raccolte in ordine cronologico – rispetto al periodo storico cui fanno riferimento – da Setaioli, che hanno rapporto diretto con la storia e la letteratura greca, ed è proprio un verso dell’ultima di queste poesie a ispirare il titolo al volume.
“Per aver noi spezzato i simulacri
loro, per averli scacciati dai loro templi,
non morirono affatto, per ciò, gli dèi (…)”
Non manca al suo interno la celeberrima Itaca, ispirata all’Odissea, il cui protagonista, Ulisse, “simboleggia la ricerca della conoscenza e del bello, che sola può dare significato alla vita”.
“Sempre abbi Itaca nella tua mente”
Ad aprire la raccolta e, invece, Slealtà, che riporta una riflessione della condizione umana attraverso la mitologia, introdotta da un’intermediazione letteraria; una mise en abyme che si incontrerà anche in altri componimenti. Oltre al legame con il periodo ellenistico si arriva, con gli altri componimenti, al legame con i nuovi Paesi dove, grazie ad Alessandro Magno, si estese l’ellenismo.
“Sebbene lodiamo molto di Omero, non loderemo però questo passo… e neppure quello di Eschilo, in cui Teti racconta che Apollo, cantando alle sue nozze, celebrava la sua felice figliolanza, (…)”
Un lavoro che celebra i 160 anni dalla nascita di Konstantinos Kavafis (29 aprile 1863) e i 90 anni dalla sua morte, con cadenza – nello stesso giorno – esattamente settant’anni dopo.
Marianna Zito