“Non dipingerai i miei occhi”. Storia intima di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani” di Grazia Pulvirenti
“E allora abbiamo raggiunto un compromesso. Io e te avremmo dipinto noi stessi, guardandoci allo specchio della sala da pranzo, ma senza cubi e senza le mie tinte elettriche…”
Parigi, la belle époque
La vita di molti artisti, tra cui Amedeo Modigliani, Guillaume Apollinaire, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Andrè Derain e Maurice Utrillo, è lì nel quartiere di Montparnasse, a Montmartre; “un quartiere di pazzoidi”, come lo definiva Apollinaire. Le loro creazioni nascono nei bistrot e tra i boulevard, frequentati altresì dalle più geniali menti di quegli anni d’oro, tra cui Gertrude Stein, Hemingway, Cocteau, Ezra Pound, i Fitzgerald, Picasso.
Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne
Era questo il contesto in cui Modigliani era amato e ammirato per la sua cultura, il suo fascino e il suo carisma: incantava grazie alla sua bellezza e alla passione con cui si dedicava all’arte, nonostante la sua vita dipendesse dall’alcol e dalle droghe. Amato da Anna Achmatova e Beatrice Hastings, la sua giovane compagna sarà, infine, Jeanne Hébuterne che si dedicherà a questa amore con forte devozione, ma non senza disperazione e struggimento.
“Se è così che mi vedi, mon amour, così imparerò a vedermi anche io. Non cerchi più il turbamento della ragazzina, la carne fresca, la pelle di pesca. Mi vuoi donna, creatura seducente, altezzosa come Beatrice, raffinata come Lumia, artista come Anna. Sì mon amour, sarò anche questo, sarò tutto quello che vuoi, quel che vorrai”.
Infatti, Jeanne si toglierà la vita a 22 anni, al nono mese di gravidanza, perché non sarà in grado di sopportare, la morte dell’amato, colpito a 35 anni da una meningite tubercolotica.
L’autrice
Ed è proprio su questa figura femminile che Grazia Pulvirenti, con una scrittura armoniosa e avvolgente, si sofferma prima con lo sguardo, per restituircela poi – in prima persona e attraverso le principali vicende della sua vita – nel libro “Non dipingerai i miei occhi”. Storia intima di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani” (Editoriale Jouvence, 2020, pp. 144, euro 12, in copertina l’acquarello di Luigi Simonetta, Jeanne) con finestre su quel mondo dipinte dalle pennellate della stessa Jeanne, di Modì e ancora Utrillo, Foujita, Chagall, Picasso, Derain e altri ancora. Jeanne Hébuterne, una donna apparentemente fragile e troppo spesso nascosta all’ombra del suo amante e dei suoi ritratti, ma che riesce a uscir fuori da sola, attraverso le sue stesse linee tracciate sulle tele – rese pubbliche dalla famiglia solo nel 2012 – che ne svelano il coraggio, la personalità e la grande forza espressiva. Ed eccoci quindi di fronte a dipinti, aneddoti e racconti visti da un altro punto di vista, da quegli “occhi lievemente simmetrici, due ferite azzurre” che Modigliani lasciò invece sempre vuoti, persi nelle macchie di un colore assente.
“Non dipingerò i tuoi occhi se non possiedo la tua anima”.
Marianna Zito