“Non capisco: il mito dell’intelletto e le derive di un approccio mentale non integrato” di Francesca Pizzuti
Francesca Pizzuti in “Non capisco: il mito dell’intelletto e le derive di un approccio mentale non integrato” (AnimaMundi Edizioni, 2021, pp. 120, euro 12), ci accompagna verso nuove scoperte che con semplicità, profondità e spessore, spingono il lettore a fermarsi, respirare, imparare a guardare la vita e sé stessi con nuovi occhi e grazie a questo evolversi.
Un libro sottile, eppure così ricco. Non di riflessioni, ma di esperienza, di sentire profondo e di speranza.
Avrei il desiderio di usare le parole “giuste” per descriverne la bellezza e la qualità. Ma l’autrice stessa insegna che l’uso eccessivo e costante dell’intelletto maschera il vero senso di ciò che accade; maschera la consapevolezza, maschera i bisogni più profondi.
Mi limiterò, per tale motivo, a descrivere come mi sono sentita mentre leggevo: curiosa, vorace, accesa. Frase dopo frase, pagina dopo pagina, grazie all’autrice, ho avuto una serie di intuizioni, che hanno abbassato il volume dei pensieri, rilassato il mio corpo, lasciandolo libero di conoscersi, di sentire il proprio centro vitale, di sentire il piacere di essere un’unità integrata di mente e corpo.
Francesca Pizzuti tocca, con semplicità e profondità moltissimi temi: l’uso massivo dell’intelletto come meccanismo che induce uno “scollamento” dall’esperienza reale, la dipendenza affettiva, il buddismo, la psicologia analitica junghiana.
L’intero libro riporta l’attenzione a sé stessi, all’importanza di intuire, di sentire pienamente ciò che accade, così da poter vivere la propria vita basandosi su un integrazione interna tra intelletto e pensiero; un’integrazione che consente di vivere una vita fluida, creativa, sintonica con ciò che più profondamente appartiene al proprio centro.
Lavinia Narda