“Non autorizzati. L’arte disubbidiente nello spazio urbano” a cura di Giorgio de Finis
GECO
Il libro “Non autorizzati. L’arte disubbidiente nello spazio urbano” (Castelvecchi, pp. 168, euro 9,90) prende piede da una notizia che ha avuto una forte risonanza nel panorama cronachistico romano: l’arresto e “smascheramento” di GECO.
Street-artist, writer, artista, vandalo… Il libro, curato da Giorgio de Finis (ideatore del MAAM e del progetto sperimentale “MACRO Asilo” presso il MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma) è una tavola rotonda di personaggi (nella prima parte critici, storici o comunque “teorizzatori”, nella seconda artisti o persone direttamente coinvolte), chiamati a commentare la vicenda.
Spunti, analisi e riflessioni a più voci
Quello che ne esce è un valido approfondimento sulla questione, che non aspira a essere esaustivo, ma offre un ampio ventaglio di spunti su cui riflettere, oltre che preziosi chiarimenti su determinate questioni, spesso trattate con pressapochismo e senza la necessaria competenza, nel continuo rimbalzare di notizie su media digitali e non che un evento simile genera.
Attraverso voci differenti (più o meno sentite, più o meno teorizzanti, più o meno poetiche) e punti di vista eterogenei, si snocciolano una serie di questioni che, oltre a fornire un agile excursus sui concetti di arte nel contesto urbano, affronta una questione: il legame con gli spazi pubblici della città, che meriterebbe più attenzione, ma resta sempre agita in maniera inconcludente da coloro che dovrebbero occuparsene (politici e cittadini).
Il decoro urbano
Il tema del decoro urbano, tanto spesso utilisticamente reso strumento di campagna elettorale, si fonde con accenni alla nascita dei movimenti di strada (dai sobborghi statunitensi alle periferie romane) e con veloci affondi su questioni proprie della Storia dell’Arte (dai primi segni della presenza dell’uomo sulle pareti a “Ornamento e delitto” di Adolf Loos), sempre trattati senza pretesa di teorizzazione universale, ma piuttosto legati a un più concreto contesto di vissuto quotidiano (diversi gli accenni a fatti di cronaca).
L’impressione è che la volontà ultima sia una riflessione finalizzata a una presa di consapevolezza dello spazio pubblico – “La mancanza di chiarezza in seno ai movimenti, si traduce nella percezione del pubblico completamente alterata” – soprattutto in relazione alla dicotomia occupazione legale/illegale degli spazi magistralmente riassunta dalle parole del writer “omino71”:
“[…] un’occasione in più per affrontare la questione dell’arte urbana e degli spazi comuni delle nostre città, come possibile risposta allo sfruttamento della strada come spazio pubblicitario e alla necessità della sua riappropriazione oltre la logica che lo vuole pubblico solo quando ci sono da incassare i diritti di affissione, privato solo quando si tratta di risarcire i proprietari, comune mai”.
Sara Paone