Noir Divertissement con “Il delitto di via dell’Orsina” al Teatro Coccia di Novara
La rivista da antologia è passata per il bel teatro novarese. Un’ambientazione perfetta quella del Teatro Carlo Coccia, per condurre tutti i presenti in un autentico viaggio fuori e dentro al tempo. Il 4 e il 5 febbraio ha calcato lo storico palco lo spettacolo “Il delitto di Via dell’Orsina”, produzione del Teatro Franco Parenti di Milano insieme alla Fondazione Teatro della Toscana.
La pochade di Eugène-Marin Labiche “L’Affaire de la rue de Lourcine”, che si avvicina ai due secoli di vita, permane più che attuale nel suo svelare e sbeffeggiare le ipocrisie e le vacuità della società e dell’essere umano. La regia di Andrée Ruth Shammah, in collaborazione con Giorgio Melazzi per traduzione e adattamento, trasla l’ambientazione dalla Francia ottocentesca contemporanea a Labiche, descritta da quest’ultimo come superficiale e parruccona, al primo dopoguerra italiano: benpensante e conservatore, ciecamente pre-fascista. Il gioco degli equivoci e il ritmo incalzante derivante dal vaudeville e dalla tradizione della rivista italiana sono sostenuti dalla scelta di trasversalizzare la produzione dell’autore francese, inserendo personaggi e passaggi da altre sue pièce, dando maggior rilievo ai sottotesti che percorrono questo lavoro; aggiungendo inoltre attimi di astrazione, che hanno il compito di destabilizzare sottilmente lo spettatore. Ed ecco che, fra un sorriso e una risata, trasluce e serpeggia il turbamento, la consapevolezza di una coscienza interiore alquanto latente; che il limite che porta l’uomo alla brutalità è assai sottile. La decadenza dello spirito per mano del benessere e dell’apparire. Decadenza che sommessamente è rappresentata nelle scene di Margherita Palli, i cui fondali sono realizzati da Rinaldo Rinaldi e Santino Croci presso il Laboratorio del Teatro Parenti e FM Scenografia; benessere e agiatezza fini a loro stessi, letteralmente indossati attraverso i bei costumi di Nicoletta Ceccolini, ad opera di Nada Campanini presso la sartoria sempre del Parenti, diretta da Simona Dondoni.
Ma chi conduce questo gioco funambolico tra leggerezza e cupa riflessione? Chi indossa queste due maschere borghesi, una figurazione di successo e di conquistata posizione sociale l’altra della loro perdita o mancanza, ma ugualmente celanti volti e personalità tutt’altro che encomiabili? Due maestri dell’attorialità italiana come Massimo Dapporto e Antonello Fassari, protagonisti principali, perfettamente a loro agio nella comédie noir et chantante, mirabilmente accompagnati da Susanna Marcomeni, insieme a Marco Balbi e Andrea Soffiantini. Chiudono il cerchio Christian Pradella e Luca Cesa-Bianchi. Senza dimenticare le sagome presenti in scena, tratte da opere di Paolo Ventura, poliedrico artista milanese, che con il loro silenzioso intervento cercano di ridestare l’intimo discernimento dei personaggi.
E, soprattutto, quello del pubblico.
Chiara Vecchio
Fotografia di Francesco Bozzo