“Nero Lucano” – La Basilicata di Piera Carlomagno
“Sembravano indifferenti ai fatti, gli uomini e le donne ben vestiti, ma era tutta una messa in scena per salvarsi avvertiti dal loro istinto, non smettevano di sorridere e resistevano alla barbarie del dolore, tenendo nel mirino i parametri del contegno e le prossime mete. Negli anni, nei secoli. E dove tutto sembrava morto di silenzio, concentrato su un meccanismo di abiura ripetuto, c’era solo la paura a passeggiare avanti e indietro a fianco dei lupi, godendosi il finale e bestemmiando stretto stretto tra i denti”.
L’autrice
“Nero Lucano” di Piera Carlomagno, (Solferino, pp. 346, euro 18) rappresenta uno spaccato di questa regione impervia e misteriosa, che lascia spesso i visitatori “estranei” (nel senso di stranieri), dinanzi alla sua rude ma mozzafiato unicità, basiti per quel misto di soavità e demonialità che la caratterizzano. “Nero Lucano” rappresenta a pieno i luoghi descritti, i personaggi, i santi e i mostri che vi abitano; la natura è protagonista e l’uomo ne rappresenta solo un un’appendice.
La storia
Tutto ha origine dalla scomparsa di Brando Carbone, noto professionista che torna dopo anni nella sua terra d’origine per affari: il suo corpo viene ritrovato con il cranio spaccato in due parti. La dottoressa Viola Guarino viene incaricata del caso, materana d’origine e strega per vocazione, discende da una nonna che piange i morti per commissione e da un nonno farmacista che ha fatto della scienza la sua di professione, e in questo altalenare tra magia e scienza, grazie alle sue conoscenze e alle visioni da cui spesso viene rapita, giunge ad avere un quadro dettagliato degli eventi. È Viola che parla in prima persona, sono i suoi pensieri ad essere messi a nudo, i dubbi, le passioni, l’anelito alla libertà che solo la sua Ducati riesce a darle. La sua analisi delle cause e degli avvenimenti è una discesa nell’inferno di Dante, vengono svelati, infatti, situazioni scabrose avvenute nel passato: appartenenze a logge massoniche, sparizioni inspiegabili di amici, allontanamento da quel luogo omertoso, per poi farvi ritorno in modo definitivo, con la morte.
La Basilicata
Gli omicidi si susseguono, tutti concatenati, illustrati da mappe e passi della Divina Commedia, dai luoghi dell’entroterra a quelli della costa, ma con lo stesso modus operandi. Il silenzio dei luoghi, i sussurri della natura spingeranno l’intelletto all’ambita meta, alla verità. Il lettore osserva, ascolta, rabbrividisce a nulla valgono i suoi gemiti, a volte di stupore, anche lui è vittima degli eventi e di forze soprannaturali, mostri come le maschere di Aliano. La Basilicata, la mia terra, è descritta minuziosamente. Sembra riportata nel romanzo attraverso le foto dei panorami che hanno sempre – come un impercettibile puntino – l’immagine di una masciàr seminascosta dalle ombre.
Marisa Padula