“Narcos. L’artiglio del Giaguaro” di Jeff Mariotte
Siamo a Medellín nel 1981 quando Jose Aguilar Gonzales entra in polizia per difendere i suoi concittadini dalla malavita. Malavita che in quel periodo gira intorno a un solo nome, Pablo Escobar. Siamo nell’impero della cocaina. Tutta la Colombia gira intorno a quel nome e ben presto anche l’agente Aguilar si troverà di fronte a una realtà ben diversa da quella che immaginava. Immaginava una vita normale con un lavoro, sua moglie Luisa e dei figli. Ma in un batter d’occhio tutto cambia e, con accanto il suo nemico-amico Alberto Montoya, è costretto a fare una scelta di cui pagherà molto caro il prezzo.
“Non puoi fare i conti col mondo in cui avresti voluto vivere. Devi fare i conti col mondo in cui vivi”. Non aveva scelta, argento o piombo. Plata o plomo. Diventa così il Giaguaro, un coltello “viscido di sangue e viscere” nelle mani di Escobar, al soldo del Cartello di Medellín. Che cosa era diventato? Chi era diventato? Per arrivare dove?
“Narcos. L’artiglio del Giaguaro” di Jeff Mariotte (La Corte Editore, 2019, pp. 364, euro 18, 90) è il primo romanzo ufficiale basato sulla serie TV “Narcos” e ci imprigiona in una scrittura scorrevole e veloce come una mano lesta ad uccidere, rendendoci avidi di sapere, conoscere e arrivare in fretta al resoconto di ogni situazione raccontata. Una storia che ci mette a contatto con la terribile manipolazione del potere e del dio denaro, labirinti senza via d’uscita, che innalzano e distruggono allo stesso tempo, senza via di scampo: nell’istante stesso in cui si pensa di poter ancora fare un passo indietro, è già irrimediabilmente troppo tardi.
Marianna Zito