Napodano e il singolo “Maledetti Anni ‘80” – L’intervista
Dall’8 maggio è disponibile per Street Label Records il singolo “Maledetti anni ‘80” del cantautore Napodano, all’anagrafe Daniele Napodano; in occasione di questa nuova uscita abbiamo fatto qualche domanda a questo artista italiano, che risiede in Belgio.
Qual è stato il processo creativo di “Maledetti anni 80”?
In un momento di incertezza generale dovuto all’isolamento della quarantena, è inevitabile essere presi dalla nostalgia e dai ricordi; ho vissuto gli anni ‘80 con la felicità e la spensieratezza di un bambino, protetto dai genitori e con un mondo da scoprire e ora, nei panni di padre, avrò la responsabilità di dare a mio figlio tutto il bene che io ho ricevuto. La canzone nasce proprio dalla voglia di raccontare a mio figlio alcuni di questi ricordi, mettendo nello stesso testo quello che io ho vissuto con mio padre.
“Mentirò dicendo che si stava meglio così, ora che ci sei tu qui” è un verso che esalta il presente, alla presenza di nuovi affetti che prima non c’erano, ma se potessi scegliere qualcosa degli anni ‘80 da portare qui oggi, per cosa opteresti?
Non ho molti dubbi: 1985, Hill Valley, uno scienziato aveva sognato anni prima un flusso canalizzatore da montare su una automobile della Delorean… ecco, prenderei la Delorean!
Il singolo farà parte di un nuovo album?
Credo che continuerò a scrivere e far uscire dei singoli fino a quando mi verrà in mente un buon filo conduttore per costruire un album.
Hai in mente di girare un video?
Sì, ma non credo lo farò per questo singolo… probabilmente per il prossimo!
Il tuo simbolo é un ratto, ne hai anche adottati due, come hai scoperto l’affetto per questi roditori?
Veramente poi ne ho adottati altri 6! L’amore non si scopre: guardi qualcosa e ti innamori, non c’è principio logico. Per quanto riguarda gli animali, dei quali sono un grande amante, ho una piccola preferenza per i ratti e per le capre di montagna, che però non mi è stato permesso di tenere in casa.
Vivi in Belgio, ma sei sulla scena musicale italiana, come vivi la distanza dall’Italia come artista?
Logicamente c’è qualche difficoltà logistica legata al fatto che i viaggi improvvisi sono quasi sempre impraticabili, quindi con la mia etichetta dobbiamo programmare sempre tutto con intelligenza, ma per il resto ne traggo solo le cose positive. Se ci pensi, io vivo il meglio dell’Italia anche come artista: non subisco i pregiudizi sul mio lavoro, sono sempre regolarizzato per ogni genere di prestazione perché legalmente faccio fede al Belgio e cosa ancora più importante che con la tecnologia delle telecomunicazioni, una buona parte del lavoro posso farla anche da qua!
Come hai vissuto il periodo di lockdown? C’è chi ha trovato spunti creativi e chi si è messo in pausa…
L’ho vissuto benissimo! Ho avuto la chance di essere presente tutti giorni ai primi mesi di vita di mio figlio Maël, ho scritto e suonato tantissimo, mi sono dedicato alla mia piccola famiglia ma soprattutto ho avuto tanto tempo per pensare e organizzare al meglio il mio prossimo futuro.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
La musica è sperimentazione e le collaborazioni regalano spesso delle sorprese inaspettate; a me piacciono le sorprese e sono sempre pronto a cimentarmi nelle sfide artistiche anche le più ardite, quindi ben venga qualsiasi collaborazione, mi troverà all’altezza!
Roberta Usardi
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