NACHLASS al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano
Uno spazio ovale con 8 porte che portano a 8 ambienti diversi per 8 storie di gente comune che descrive il proprio “lascito” (da qui il titolo NACHLASS del progetto) agli spettatori che entrano. Ogni protagonista, in circa 8 minuti, racconta in prima persona, ripercorre la propria vita pensando a quello che vorrebbe lasciare quando la vita finirà.
Non ci sono attori in carne e ossa, ci sono voci in più lingue (inglese, francese e tedesco con sovratitoli in italiano e in inglese), video, ambienti a fare da testimonianza e il pubblico che partecipa alla condivisione. Ogni ambiente riflette il protagonista, che sia una stanza, uno studio, un teatro, uno scantinato. Non esiste un percorso prefissato né un posto numerato, lo spettatore è libero di scegliere e di vivere ogni piccola storia nella sequenza che preferisce.
Le tematiche riguardano la vita e il diritto sulla propria vita, come racconta, ad esempio, un medico che vede come obiettivo futuro della medicina quello di poter allungare la vita umana mantenendo lucidi ricordi, memoria e facoltà mentali. Oppure un paracadutista, che racconta il rischio che corre ogni volta che si lancia col paracadute, consapevole che qualcosa può andare storto, ma prendendo atto che è un rischio della vita. Si parla anche di religione, di malattia e di morte assistita, di fotografie che rimangono a immortalare un momento che non c’è più, di filmati e opere che, invece, rimarranno ai posteri.
Ogni storia ha il suo rapporto col tempo, che sia quello già vissuto o quello che rimane.
NACHLASS – la performance di Rimini Protokoll, collettivo guidato dagli elvetici Stefan Kaegi e Dominic Huber al Piccolo Teatro Studio Melato fino al 20 gennaio – fa riflettere sulla vita più che sulla morte, non c’è negatività o condanna, solamente la realtà dei fatti e consapevolezza di come sia importante ogni istante, su quello che può essere il suo valore e su quello che ognuno desidera lasciare.
Roberta Usardi