“Musa e getta” – Donne che raccontano donne
Il progetto
“Musa e getta. Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)” – (pp. 384, euro 18) – è un progetto che diventa voci di scrittrici. Tante voci che s’innalzano in un unico coro, un “grido di liberazione”. Sedici donne raccontate da sedici donne, pronte a farsi ascoltare da tutte le altre donne e, perché no, anche dagli uomini. Sedici eccezionali scrittrici di oggi che danno voce alla propria Musa per non trascurarla, per non dimenticarla. Donne che diventano una antologia, ovvero dal greco una “raccolta di fiori”. Sono donne talentuose del passato e del presente, che hanno accompagnato uomini di successo o ispirato quello che ci resta dell’arte e della musica; oppure eroine rimaste in disparte. Sono donne meravigliose o ribelli, più conosciute o rimaste nell’ombra o ancora sono donne che hanno fatto la Storia. Ognuna di loro è una Lei, “con quel lei che, nel mentre, era diventato loro, quindi magnifica rete, già allora”. Ogni storia è parte dell’unicum, ma si sviluppa a sé, attraverso il pensiero della sua scrittrice, la scrittura, l’ispirazione – racconto, dialogo, monologo, confessioni – e la personale idea che ognuna di loro ha per affidarla agli altri.
L’intenzione di questo progetto?
Ce la spiegano le due curatrici, ma anche attrici, Arianna Ninchi e Silvia Siravo: “fare da ponte (#parolabellissima) per far vibrare ‘la versione di lei’ dalle tavole dei palcoscenici, appena si potrà, domani”. E per fare da ponte in questo attraversamento di donne meravigliose, quale casa editrice se non Ponte alle Grazie? Una coincidenza, forse? Questo non lo so, ma di sicuro una pendant perfetta che ci condurrà, speriamo al più presto e dal vivo, verso la Voce del Teatro.
E a questo punto sarebbe bello sapere anche quale è la Musa di ogni lettrice, di ogni donna, la musa che ognuna di noi ha volontariamente o involontariamente scelto. E se dovessi pensarci adesso, io stessa ne ho tante per la testa, alcune le ho trovate anche all’interno di questo libro, altre ne sono rimaste fuori – come Lizzie Siddal, primo seme di questo progetto – ma comunque ci orbitano intorno. E se così non fosse, sarei sicuramente diversa. Saremmo diverse.
Una Voce per un’altra Voce
“Non ho paura, dovrei averla, lui è capace di tutto e mi odia, ma non ce l’ho” – Ritanna Armeni per Nadia Krupskaja
“Sei un teatro, un canto, un rito vivente” – Angela Bubba per Maria Callas
“Io incarnavo… (ride) … be’, si fa per dire ‘incarnavo’… diciamo meglio ‘indossavo’ la confusione, il principio di indeterminazione che gli piaceva tanto! Il mio corpo era in bilico, senza confini” – Maria Grazia Calandrone per Amanda Lear
“Si vive sospesi nel tempo, si sogna sospesi nel tempo e si scrive sospesi nel tempo. Questo è quello che ho imparato e questo è l’unico modo che conosco per essere me stessa” – Elisa Casseri per Pamela des Barres
“Non sapevo ballare, non ero una tipa jazz. A casa mia non mangiavamo cibi autentici e non avevo una bella voce. Non ero un demonio né un usignolo, e quindi forse non ero neanche nera, dopotutto” – Claudia Durastanti per Alene Lee
“Sei strana, mi dicevano, e io pensavo: sarà un complimento. Poi però ci ripensavo e capivo che non era il genere di complimento che mi sarei aspettata. Qualcuno mi diceva: sei bella, sembri un disegno. Questo sì, che era un complimento e mi piaceva – ma mi piaceva poi davvero?” – Ilaria Gaspari per Jeanne Hébuterne
“Taciturna e bellissima, i boccoli un po’ arruffati e da sotto il cappello lo sguardo che dardeggia, sono occhi color miele i suoi mentre brillano e penetrano la vita, anche adesso, nonostante la fatica e l’impaccio di quel transito” – Lisa Ginzburg per Lou Andreas-Salomé
“Una volta aveva camminato, da sola e a lungo, fino all’ospedale con un ago conficcato nel ginocchio. Quando il medico che l’aveva curata le aveva detto che nessuno avrebbe sopportato di camminare con un’ago infilato in un’articolazione, Rosalind aveva riso. Quel modo di reagire, secondo Sayre, sarà una sua caratteristica per tutta la vita” – Chiara Lalli per Rosalind Franklin
“Nasci molto spiritosa, bella come una madonnina di Dürer, protetta da quella roccaforte che è tuo padre anche quando ti comporti molto, molto male. Sei la figlia diletta degli anno zero di un secolo tutto proteso in avanti. Il mondo ti guarda…” – Cristina Marconi per Zelda Sayre Fitzgerald
“Del resto sono un’artista oltre che musa e ne ho avuto anche io una che mi ha seguita e ispirata fin dalla nascita: la fame” – Lorenza Pieri per Kiki de Montparnasse
“Solo in solitudine Sabina potrà avere libertà” – Laura Pugno per Sabina Spielrein
“Ero una ragazza carinq, mi piacevano i bei vestiti, comunque nulla di stravagante. Avevo la carnagione chiara, ma eravamo pur sempre in Danimarca, la pelle di porcellana, com’è che si dice? (…) e un bel sorriso…” – Veronica Raimo per Regine Olsen
“Non c’era verso di capirti, Luisa. Guizzavi, sfuggivi, mi deridevi, eri come l’argento vivo che si parcellizza in mille minutissime sfere senza lasciarsi raccogliere” – Tea Ranno per Luisa Baccara
“Invece, vista sotto i raggi del sole del giardino delle Tuileries, la pelle di Laure riluceva di riflessi diamante che davano a quel marrone una nuova vita. Laure era, anche se tutta infagottata, molto bella” – Igiaba Scego per Laure
“Dora, qui, è il soggetto , cioè l’oggetto, di dipinti che ho visto sui libri di storia dell’arte. Dora con le unghie verdi, Dora sulla spiaggia, Dora e il minotauro, Dora seduta, una parte intera di Dora che piange” – Anna Siccardi per Dora Maar
“Mi rendo conto che non ho mai sentito la sua voce, prima. È acuta e un po’ da cartone animato, ha qualcosa di stridulo, sale quando non te lo aspetti e quando ride, ride davvero” – Chiara Tagliaferri per Kate Moss
Marianna Zito