“Morte con lode. La prima indagine di Sara Katz” di Betina Lilian Prenz
Un urlo echeggia tra le aule ancora deserte dell’università, a terra giace inerme, in una pozza di sangue il corpo della vecchia professoressa, chiamata da tutti la Preside, per gli anni di servizio e per il ruolo di rilievo che ha nel corpo docenti, odiata più che amata e temuta da tutti.
L’ambiente – sapientemente descritto dalla scrittrice che è, in prima persona una insegnante universitaria – è quello tipico delle università fatto di intrighi e torbide relazioni, ricatti e coscienze infangate. I personaggi sono reali, descritti minuziosamente, soprattutto dal punto di vista psicologico: la Prenz li denuda dal nucleo, descrivendone tutte le sfaccettature. Sono personaggi con cui abbiamo a che fare quotidianamente, la chiacchierona, il latin lover, il capo, e proprio per questo sono impregnati di realtà.
Leggendo, ci torna alla mente prepotente la figura di Camilleri, che indossava il suo sorriso sornione durante la narrazione di uno dei suoi romanzi, lo stesso sorriso sornione che aleggia qui, scanzonato quasi ironico ma allo stesso tempo… reale. Sara Katz è la protagonista, l’unica a collaborare con un ex studente di quella stessa università, l’ispettore Giuseppe Meneghini, nella ricerca dell’assassino. Ma chi è Sara Katz se non la scrittrice stessa?
“Morte con lode. La prima indagine di Sara Katz” (Baldini+Castoldi, 2019, pp. 249, euro 17) di Betina Lilian Prenz è un romanzo psicologico, fatto da un susseguirsi di sospetti e intrighi, di castelli mentali, pronti a crollare davanti a una palese evidenza. Elementare, Whatson! …sembrerebbe il caso di affermare.
Marisa Padula