“Modigliani e l’avventura di Montparnasse” in mostra al Museo della Città di Livorno fino al 16 febbraio
Non è rimasto molto tempo per ammirare la mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre” al Museo della Città di Livorno, che sarà aperta al pubblico fino al 16 febbraio, e bisogna anche fare attenzione a munirsi prima del biglietto, perché potrebbe capitare come domenica 2 febbraio che la mostra, per l’intera giornata, ha registrato il tutto esaurito!
Il centenario della morte di Amedeo Modigliani è stato un evento molto sentito sia dai cittadini sia dal Comune di Livorno che – in collaborazione con l’Istituto Restellini di Parigi e con la partecipazione della Fondazione Livorno – hanno voluto far ritornare Dedo nella sua città natale. La mostra è curata da Marc Restellini, con il coordinamento di Sergio Risaliti, e offre l’occasione di ammirare ben 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani, raramente esposti al pubblico, appartenuti ai due collezionisti più importanti e molto vicini alla sua persona: Paul Alexandre che rappresenta il legame tra Livorno e Parigi e il ricco Jonas Netter che, aiutandolo nei momenti di difficoltà, ha riunito – da grande collezionista – i più bei capolavori dell’artista livornese grazie a Leopold Zbrowski, un poeta polacco che lo inizierà al mondo di questi nuovi artisti dell’École de Paris.
Tra le opere esposte, troviamo il raffinato ritratto Fillette en Bleu del 1918, che raffigura una bambina con indosso un vestitino di un azzurro chiarissimo e freddo, quasi trasparente, come il muro alle sue spalle, lo sguardo è timido o quasi imbarazzato; nella stessa sala troviamo anche l’incantevole ritratto Elvire au col blanc, dipinto tra il 1918 e il 1919 e raffigurante la giovane Elvira messa in risalto dall’artista attraverso un forte contrasto cromatico; e ancora il ritratto dai colori caldi Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) del 1919, che ritrae la sua giovane musa e compagna con naturalezza ed eleganza; e ancora il ritratto del caro amico Chaïm Soutine del 1916, seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia; inoltre, si possono ammirare anche disegni che ritraggono la figura femminile, messa in risalto da linee rotonde e contorni sfumati. Accanto all’insieme dei lavori di Modì, ci colpisce quello che è il retro di un quadro di una natura morta, disegnato nel 1919 da Jeanne Hébuterne: Adamo ed Eva subito dopo aver commesso il peccato originale.
Insieme alle opere di Modigliani sono esposti un centinaio di altri capolavori, appartenenti alla grande École de Paris: i dipinti di Chaïm Soutine come La fillette à la robe rose e La Folle, del 1928; i meravigliosi paesaggi di Maurice Utrillo come Rue Norvine del 1909 circa, Rue Muller à Montmartre del 1908 circa, che trasmettono quella serenità mancata all’artista stesso, alcolista sin da giovane e ossessionato dalla figura della propria madre, Suzanne Valadon, presente anche lei qui con le sue opere, come il Portrait de Gaby (La Gaby) del 1917 e il Ritratto di Maria Lani del 1928 e ancora i paesaggi di Maurice De Vlaminck e le donne di Möise Kisling con La femme au pull-over rouge del 1917; e il Nu debout del 1910 di André Derain e tanti altri; ci colpisce ancora, ad esempio Homme aux masque di Raphaêl Chanterou.
La vita di questi uomini – Modigliani, Guillaume Apollinaire, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Blaise Cendrars, Andrè Derain e Maurice Utrillo – si svolge per il quartiere di Montparnasse a Montmartre, “un quartiere di pazzoidi”, come lo definiva Apollinaire e le loro creazioni nascono nei bistrot e tra i boulevard, frequentati altresì dalle più geniali menti di quegli anni d’oro, tra cui Gertrude Stein, Hemingway, Cocteau, Ezra Pound, i Fitzgerald e Picasso. Era questo il contesto in cui Modigliani era amato e ammirato per la sua cultura, il suo fascino e il suo carisma: incantava grazie alla sua bellezza e alla passione con cui si dedicava all’arte, anche se la sua vita dipendeva dall’alcol e dalle droghe. Tra le sue tanti amanti, le poetesse Anna Akhmatova e Beatrice Hastings, mentre Jeanne Hébuterne è la sua giovane compagna, che si toglierà la vita al nono mese di gravidanza, perché non sarà in grado di sopportare la morte dell’amato, colpito a 35 anni da una meningite tubercolotica. Era gennaio del 1920, quando Modigliani moriva all’ospedale della Carità di Parigi. Il giorno della sua morte, Parigi e il mondo intero perdono uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Con il suo stile inconfondibile era riuscito a rendere immortali i suoi amici, le sue compagne e amanti, i collezionisti e i volti ‘eroici’ dei figli della notte. Questi “folli e dannati” anni parigini riescono a liberare i dolori e le angosce degli artisti maudits, che si preparavano a dare vita ai capolavori di oggi.
Marianna Zito