Moby Dick – Un’Attrice, Sette Voci, Un’Odissea Interiore
Per la rassegna di “Brividi d’estate” al Real Orto Botanico di Napoli, curata dalla compagnia “Il pozzo e il pendolo” è andato in scena il 25 luglio “Moby Dick”, grazie all’adattamento e regia di Rosalba Di Girolamo, attrice sul palco insieme a Rocco Zaccagnino alla fisarmonica.
Innovativa reinterpretazione del classico di Herman Melville, si svolge come un monologo polifonico, interpretato grazie al talento di un’unica attrice. Rosalba di Girolamo apre lo spettacolo dando voce a lei, la mitica balena bianca, e poi agli altri sei personaggi della storia, ciascuno con la sua caratterizzazione timbrica e ritmica. Sette voci diverse, ognuna rappresentativa di un aspetto distinto dell’animo umano: da Achab, il capitano ossessionato dalla balena bianca, al giovane Ismael, voce narrante della storia, fino alle figure enigmatiche come Queequeg e Starbuck, e poi Stubb, Flask e Pip; ogni personaggio emerge con una propria identità e una propria tonalità, generando una polifonia travolgente e inquietante.
Seguendo il loro alternarsi, il palco si trasforma in un oceano di emozioni e pensieri, e lo spettatore naviga attraverso un flusso musicale ininterrotto e coinvolgente. La bellissima colonna sonora originale è di Marco Messina. Il suono è il “secondo attore” in scena, secondo un sofisticato disegno funge da elemento co-protagonista, sostenendo i cambi di personaggi e i cambi di scena. Le tempeste elettroniche e i monologhi interiori si intrecciano con ballate alla fisarmonica e dialoghi profetici, amplificano l’atmosfera epica e misteriosa della storia, immergendo lo spettatore in un’esperienza sonora ricca e di rilievo, tanto da far desiderare talvolta di seguire lo spettacolo a occhi chiusi.
Ad accompagnare le voci e i suoni una scenografia scarna, composta da una scala triangolare che simboleggia l’albero della nave, due transenne di ferro che disegnano la punta di una prua, e tre postazioni di microfoni. L’attrice si muove sinuosa in un lungo impermeabile bianco: tutto lo spazio è lasciato all’immaginazione e al mondo interiore. Un sapiente gioco di luci di scena dà risalto ai momenti salienti. Attraverso l’espediente della caccia alla mitica balena, emergono i conflitti interni e le paure dei personaggi, rendendo palpabili le loro emozioni. Il monologo tocca con veemenza i temi che Melville affronta nel romanzo: riflessioni scientifiche, religiose e filosofiche, come il dibattito sui limiti umani, sulla verità e la giustizia. Lo spettacolo riesce in una difficile opera di sintesi filosofica ed emozionale del romanzo, rimanendo fedele alla trama, e rende omaggio al capolavoro letterario di Melville, pur reinventandolo. Offre al pubblico un’esperienza immersiva, sensoriale, emozionante.
Dopo aver incontrato la Balena bianca si esce sconvolti e trasformati, ancora una volta.
Brigida Orria