“Mio fratello”, l’esordio di Alfonso Reis Cabral
“Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. “ – Nuovo Cinema Paradiso
Alfonso Cabral con il suo suo romanzo d’esordio mi riporta alla mente una residenza d’artista fatta proprio in Portogallo qualche anno fa a Chao da Va, un piccolo paesino di settanta anime nella regione di Castelo Branco; poco più grande e poco più vivo di Tojal, il paesino abbandonato dove i protagonisti si ritrovano a fare il punto della situazione, complici i loro vicini , due genitori e un figlio, Quim, molto malato, che riporteranno a galla vecchi ricordi. Rammento benissimo l’andamento lento, il suono del tempo che scorre, quelle giornate che non finivano mai e le facce dei personaggi che descrive l’autore, così che riesco a passeggiare per le stradine di Tojal insieme a Miguel, il “Mio fratello” (Nutrimenti, 2019, pp. 336, euro 19) del romanzo e a stare in chiesa o sul trattore con Quim , che per me ha la faccia di un ragazzo conosciuto a Chao de Va.
“Mio fratello” ha quel profumo di saudade portoghese, una malinconia che ci accompagna nei continui passaggi temporali che raccontano la storia del vero protagonista del libro, il fratello di Miguel, maggiore di poco più di un anno, un uomo che, alla morte dei genitori, si assume la responsabilità di badare al fratello down in accordo con le altre sorelle, personaggi come figurine che compaiono in poche righe. In queste confessioni di un professore universitario che non ha nome, scopriamo il suo atteggiamento misantropo e solitario, ci racconta della ragazzina che aveva da giovane e di come Quim era geloso, forse invidioso. Descrive la sua vita con poche battute, il suo lavoro, i suoi studi, le sue giornate, la sua storia d’amore con una collega. Tra un rimando al passato e una telenovela guardata a tutto volume da Miguel, l’uomo si apre e ci racconta dei suoi genitori, del rapporto con il fratello più piccolo e delle sue avventure al centro diurno che frequenta, descrive le sue amicizie strambe e sconclusionate. Si rivela a noi svelando le carte man mano che andiamo avanti nella lettura. Tra un flashback e il tentativo di accensione del camino si svela il rapporto complicato con il fratello e la sua compagna, musa, ispiratrice, dea e amica di giochi, Luciana conosciuta al centro, anche lei down. In questa casa di campagna sperduta , che sa molto di luogo della mente, tornano tanti ricordi, profumi e colori, vecchie avventure, una in particolare, che ha segnato profondamente il rapporto tra i due fratelli.
Con la storia di Miguel, il giovane autore Alfonso Reis Cabral, che ha vinto il Premio LeYa, il maggiore riconoscimento riservato alle opere inedite in lingua portoghese: ci racconta la vita di un uomo triste che forse non ha mai saputo fare pace con se stesso, con i suoi sensi di colpa e il suo avere una vita facile, che non ha mai dovuto lottare per i suoi desideri e i suoi sogni, ma quali poi? Miguel, il piccolo fratello “mongoloide”, che non riesce a tenere la lingua dentro la bocca e a stento riesce a scambiare parole sensate con il resto della famiglia, ha una vita molto più ricca e viva del fratello. Ha degli amici assurdi che frequentano la stessa scuola e un amore grande, puro e innocente, per il quale combatterà sempre e per sempre, è il leader del suo gruppo, eroe e mito che difende la sua donna da tentativi di approccio. Si prende cura dei genitori, aiutandoli nelle faccende domestiche e dimostrandogli tutto il suo affetto in mille gesti quotidiani. Quella di Miguel è una vita piena e intensa, seppur difficile e piena di compromessi, rispetto al quella del fratello che invece per studio lascia la famiglia per quasi venti anni ricercando delle attenzioni che non è riuscito mai a ritrovare.
Due vite vissute in maniera profondamente diversa che si ritroveranno a coesistere tra Porto e questa casa sperduta nel piccolo paese di Tojal. A noi non resta che aspettare il prossimo romanzo di questo grandissimo giovane autore sperando che, nel frattempo, Miguel possa insegnare al fratello senza nome l’empatia e la compassione verso il prossimo, facendogli trovare finalmente un po’ di pace.
Antonio Conte