Mille e una Leda
Definire il libro che ho tra le mani una semplice biografia è fare un torto all’autore. Proprio così, perché in “Nulla va perduto. Vita straordinaria di Leda Rafanelli” (Edizioni Spartaco, 2022, pp. 241, euro 15), Paolo Ciampi, giornalista e scrittore, ci mette un po’ anche della sua di vita. È con un certo trasporto che Ciampi ci fa conoscere Leda, tratteggiandone con ammirazione la vita e le idee. Ne viene fuori una donna incredibilmente moderna, sognatrice e idealista fino al midollo.
Leda dai mille volti. Leda anarchica e musulmana. Leda vicina al movimento futurista forse però non abbastanza da credere nella “guerra unica igiene del mondo”, tanto da credere che le idee promosse da Marinetti siano quelle di ridicoli ciarlatani. Leda corteggiata da un giovane Mussolini quando ancora non era il duce ma un rivoluzionario socialista, direttore de L’Avanti!. Leda che fin da bambina sente di avere qualcosa di diverso dalle altre, qualcosa di misteriosamente speciale, “vi era in me un bagliore segreto, un’aspettativa indescrivibile” che la rende così vivace, confusa, sensibile e nostalgica, unica. Leda che con la sua poesia affascina anche Filippo Turati che deciderà quindi di pubblicarla. Leda legata a poche ma sincere amicizie. Leda e i suoi amori, lunghi, a volte difficili. Leda chiromante e zingara. Leda e la sua passione per la carta stampata e le parole. Leda che definisce la sua vita un romanzo, “la mia vita è un romanzo, anzi, lo sono le mie vite. E io sola ne sono l’autrice”. Leda che in arabo si fa chiamare Djali perché come lei stessa disse “Djali vuol dire: di me stessa, ed io son sempre appartenuta solo a me stessa. All’infuori di mia Madre, nessuno al mondo mi ha amato come mi amo”. Leda che non vuole appassire e che si spegne lentamente a novantuno anni. Dopo aver tanto vissuto. Dopo aver davvero vissuto.
Sara Pizzale