“Migliaia di frammenti di luce” è il disco d’esordio di Luframilia – La recensione
Oggi 20 novembre esce per The Boring Label “Migliaia di frammenti di luce” il disco d’esordio di Luframilia, nome d’arte di Davide Bolignano, cantautore di Reggio Calabria. L’album è stato preceduto dai singoli “Gravitazionale”, “Resisto e non combatto” e “Amori Telecinetici”. Quattordici brani pieni di energia, quella dei messaggi che trasmettono con decisione, che riguardano la ricerca della libertà condannando una società oramai spezzata e dalla quale è necessario proteggersi.
Ma andiamo più nel dettaglio di questo bel viaggio rock.
“Eclisse” fa da intro al disco, un arpeggio di chitarra che si arricchisce di piano e tastiera, un excursus sonoro che da soffice arriva a ruggire.
“Caos” è un brano rock punk, dal testo crudo e che rispecchia molto bene la situazione del presente: “questa realtà collasserà tutto si disperderà, tutto si distruggerà” aggiungendo passaggi suggestivi di tensione per poi virare verso una seconda parte ribelle e graffiante: “il caos è cominciato da qui all’eternità” che va infine a ricongiungersi alla prima.
“Resisto e non combatto” è un brano rock che punta a resistere in una lotta in cui la vera forza sta nella non violenza: “e la libertà è schiava in questo tempo della crudeltà regina del nuovo mondo”; il ritornello “resisto e non combatto non voglio arrendermi” risalta come un vero e proprio inno.
“L’eremita postmoderno” inizia con chitarra e voce, parlando del protagonista del titolo, l’eremita “la tua rivoluzione adesso inizierà, distruggi tutto il mondo e poi ti disperdi nel profondo e fuggi da ogni luogo perché dietro di te c’è solo il vuoto” elogiando la sua libertà e il non dover rendere conto a nessuno, senza bisogno di voltarsi indietro.
“ROAC” è una canzone che parla della ricerca di libertà, che denuncia la società (“siamo schiavi della realtà, cerchiamo la verità in posti sbagliati e dimenticati”), le menzogne ed etichette sociali, brama di potere, incitando a cercare “altrove ogni risposta” per essere finalmente liberi.
“Migliaia di frammenti di luce” è un brano intimo, che inizia con chitarra e voce, una ballata fluida e poetica “vivendo qui e attraverso la quarta dimensione”.
“Nel vuoto” ha un bel tiro e una melodia ridondante che subito risulta immediata “il movimento del tempo è fragile” in cui si parla del vuoto provocato dall’assenza di gravità, di direzione, di stabilità che come un vortice “risucchia ogni emozione e poi svanisce”.
“Gravitazionale” è un brano melodico che inonda subito, con un arrangiamento che porta in un’orbita musicale vorticosa e bellissima: ”pioggia emozionale, sempre più forte cade, nel caos artificiale, overdose di empatia”, con un momento dolce nel finale.
“Viaggio nel tempo” inizia con la chitarra a cullare l’ascolto, è una ballata intensa, con un testo che parla di vita, di un dolce viaggio che porta, insieme a chi si ama, lontano dal mondo di oggi: “e arriva la tempesta, confonde un po’ la testa, dai apri la finestra e inizia a vivere”.
“Non pulite questo sangue” è un brano incisivo e dalla metrica serrata, formato da versi che iniziano tutti con l’imperativo del titolo, un lamento che invoca libertà e verità.
“Amori telecinetici” è un brano poetico, con immagini insolite e interessanti, che vanno oltre l’umano, in un “mondo che cade”: “le coscienze si baciano di notte come fossero due amanti stanchi assuefatti dal loro volersi bene e indistruttibili come diamanti”; i corpi umani sono diventati dei computer, con router al posto del cuore e cavi e fili al posto delle vene: “e adesso sognami che scaccio i tuoi demoni in questi sogni elettrici, questi respiri fievoli si intrecciano a metà”.
“Estrema unzione” inizia con un desiderio “se potessi nascondere quello che sarà, io lo farei” per continuare a raccontare quello che è un ipotetico ultimo giorno sulla terra; l’arrangiamento minimale si amalgama perfettamente all’intenzione e al testo.
“Dimenticare la polvere” è un brano serrato e potente, che riesce a mischiare diversi ritmi, uno più morbido per la strofa “le nuvole nel cielo sono ombre che piovono e puliscono le colpe di chi è stato costretto sempre a fingere” e uno più incalzante per il ritornello, in modo efficace.
“Apocalisse” conclude l’ascolto virando verso l’acustico, aggiungendo poi un violino; è un incitamento a fuggire dal presente, verso un luogo lontano, sfuggendo all’apocalisse imminente: “forse in fondo alla strada c’è la speranza, ma non è gloria, è vuota la stanza senza memoria, non voglio far parte più di questa razza”.
Un ottimo disco esordio, capace di mischiare grande energia a profondi messaggi così come momenti più pacati e intimi; è un disco che grida a un mondo migliore, e con tutte le ragioni possibili.
Roberta Usardi
https://www.instagram.com/luframilia/
https://m.facebook.com/Luframilia/