Michel Bergmann torna in libreria con “Il rabbino e il commissario. Non desiderare”
A Francoforte, Henry Silberbaum è un rabbino molto schietto e responsabile, sempre disposto a dare una mano. Tuttavia, ha la tendenza a ficcare il naso dove non dovrebbe, soprattutto se riguardano le persone della sua comunità. Non fa eccezione la scomparsa improvvisa della giovane e bella Galina Gurevitz, promettente stella del nuoto e moglie ventiquattrenne di Semjon Gurevitz, un energumeno russo dall’atteggiamento sgarbato, e molto incline alle maniere forti. Gurevitz non si preoccupa della scomparsa della moglie, asserendo che non è la prima volta che succede, pertanto non dà peso alla situazione, né viene sensibilizzato dall’apprensione del rabbino. Quest’ultimo però non si dà pace, soprattutto quando, parlando con la madre di lei, non trova la collaborazione che si aspetta, cosa che ritiene alquanto strana. Pertanto, decide di contattare l’amico commissario Robert Berking per andare più a fondo nella faccenda, perché qualcosa non gli torna proprio. Il rabbino e il commissario, pur essendo agli antipodi come carattere, preferenze culinarie, posizione sociale, sono una squadra formidabile, soprattutto dopo essersi “scoperti” nel caso precedente che li ha fatti incontrare per la prima volta, e che ha reso Henry una fonte di intuito molto attendibile per l’amico. Anche questa volta, dietro alla storia della scomparsa sembra celarsi molto altro… e a poco a poco, con più o meno riverenza, il rabbino si troverà coinvolto in un caso piuttosto pericoloso.
“Il rabbino e il commissario. Non desiderare” (Emons, 2024, pp. 250, euro 15) è il secondo libro di Michel Bergmann, che vede protagonisti Henry Silberbaum e Robert Berking. E anche questa volta, così come nel precedente (qui la nostra recensione), le aspettative sono pienamente soddisfatte. Lo stile dell’autore è riconoscibile, impregnato di un’ironia arguta e pungente. La figura di Henry è esilarante come sempre, carica di altruismo, intelligenza e prontezza di riflessi. Con lui il lettore entra anche più a fondo nelle tradizioni e usanze della religione ebraica, e anche nella lingua stessa. Nel libro sono presenti diverse parole e frasi in ebraico, spiegate in modo esauriente o dagli stessi personaggi in corso d’opera, oppure nel prezioso glossario situato in coda al romanzo. La cura e la dedizione di Henry verso la sua comunità si sente in modo profondo e sincero, così come anche trapelano i suoi dubbi e debolezze dietro alla sua facciata decisa e sicura. Accanto a Henry, il lettore non ha modo di annoiarsi, anzi, attende intrepido il prossimo capitolo.
Michel Bergmann è nato a Basilea, ma attualmente vive a Berlino. Ha lavorato nel cinema come produttore, regista e sceneggiatore prima di pubblicare il suo primo romanzo nel 2010. Nel 2020 è uscito “Il rabbino e il commissario. Non uccidere”, primo volume della serie, a cui sono seguiti “Il rabbino e il commissario. Non desiderare” e “Der Rabbi und der Kommissar: Fremde Gotter”, non ancora tradotto in italiano. Nel 2023 ha dato alle stampe “Mameleben”.
Roberta Usardi