“Matteotti”: dal discorso alla Camera alle parole di Gobetti
“Io non accuso, racconto”
Per commemorare i cento anni dal rapimento e dall’omicidio di Giacomo Matteotti, la casa editrice Nova Delphi pubblica un prezioso volume “Matteotti” (pp. 104, euro 10), che raccoglie l’atto d’accusa che il deputato socialista pronunciò il 30 maggio 1924 alla Camera contro il governo Mussolini, pochi giorni prima della sua morte, che avvenne il 10 giugno 1924; e le parole che Pietro Gobetti scrisse appena dopo il rapimento:
“Egli rimane come l’uomo che sapeva dare l’esempio. Era un ingegno politico quadrato, sicuro; ma non si può dire quel che avrebbe potuto fare come ministro (…) ormai è già nella leggenda”.
È Enzo Di Brango a occuparsi della curatela e a introdurre questo noto personaggio politico, partendo dalla sua “innata propensione” verso gli ultimi, la sua semplicità di espressione per arrivare ovunque ce ne fosse bisogno, tra i braccianti agricoli, dove esprimeva il suo desiderio – di salveminiana memoria – pacifista e antifascista, pronunciato sin dal suo primo discorso dopo l’elezione alla camera dei deputati, il 16 novembre del 1919.
“Un’accusa lunga un’ora, in gran parte a braccio, nella quale attacca frontalmente Benito Mussolini, resistendo a interruzioni, minacce e pretendendo l’annullamento delle elezioni”. – (D. Pontuale, Postfazione)
Di Brango spiega minuziosamente non solo l’evolversi del pensiero e delle denunce di Matteotti, ma anche l’impatto all’interno dell’ambiente e del contesto politico di quegli anni, fino all’argomentazione di quello che fu un rapimento prima e un delitto politico premeditato poi, rapimento che avvenne esattamente undici giorni dopo il suo discorso. Rapimento e morte che Dario Pontuale ci disegna con parole precise e senza fronzoli, all’interno della sua postfazione al volume.
“Il sequestrato, tuttavia, ha lasciato cadere una tessera, quella di deputato, dove sono riportate le generalità: Giacomo Matteotti”.
Omicidio legato al discorso che il deputato socialista pronunciò il 30 maggio del 1924 alla Camera o alle denunce e agli scritti che Matteotti si preparava a rendere noti sulla rivista “English Life”? È passato decisamente tanto tempo da allora ma dell’”oggettiva verità” tuttora non c’è traccia.
Marianna Zito