Marco Furio Forieri e il singolo “Col bastone” – L’intervista
Dal 9 ottobre è in rotazione radiofonica “Col bastone” il nuovo singolo di Marco Furio Forieri, in collaborazione con Giuseppe “Frank” Martino e con gli Ska-J, a distanza di tre anni da “Furiology”, il suo primo disco solista. Il videoclip della canzone è stato girato a Trieste e diretto da Luca Bragagnolo e verte sulla parodia di “Arancia Meccanica” di Kubrick. Marco Furio Forieri è stato parte dei Pitura Freska dal 1998 al 2002, e dal 2002 ha fondato la band Ska-J. Gli abbiamo fatto qualche domanda per avere qualche informazione in più.
Ciao Marco, facendo riferimento all’intro di “Col bastone”, quanti uomini e quanti caporali pensi ci siano oggi?
Sempre stati e sempre ci saranno. Cinici che approfittano delle persone più semplici e pure per estorcere fiducia e denaro. Io ne ho trovate nel mio percorso lavorativo e durante la mia carriera musicale. Manager con la pretesa di manipolarti a loro piacimento, impresari che ti pagano in nero, ma anche musicisti con un ego smisurato.
Nel video di “Col bastone” indossi il naso alla Cirano de Bergerac, come mai questa scelta?
Come dici tu stessa nell’introduzione il video è una parodia del film Arancia Meccanica. Nelle scene di super-violenza Alex (il personaggio principale) indossa un lungo naso finto alla Pinocchio per ironia e per non farsi riconoscere.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, un nuovo singolo?
Il nuovo singolo è già pronto mentre il video è in fase di montaggio. L’idea era quella di uscire a gennaio per battere il ferro finché è caldo, ma con questa situazione mondiale di pandemia non sento l’entusiasmo degli addetti ai lavori. Deciderò più avanti quando questo periodo nero sarà superato o quanto meno si vedrà la luce in fondo al tunnel (sperando non sia un camion che ti arriva addosso).
Tornerai a pubblicare dischi anche con gli Ska-J?
Molto volentieri, ma vedo che il genere ska-jazz non è molto considerato. Agli amanti del reggae non piacciono i brani strumentali e l’umore è un po’ retrò per i gusti attuali. L’ambiente jazz è ancora più chiuso e non accetta sconfinamenti nelle sonorità afro-jamaicane. A meno che tu non sia un grande artista straniero allora passa tutto.
Venezia è la tua città, come la trovi cambiata dagli inizi della tua carriera a oggi (in generale e dal punto di vista artistico/musicale)?
Vorrei citare Blade Runner con la frase finale “Ho visto cose che voi umani…”. Nel senso che essendo nato agli inizi degli anni sessanta ho visto ancora una città piena di abitanti con attività commerciali ormai estinte. Subiamo la stessa sorte dei centri storici delle grandi città: tutti vogliono visitarle ma è impossibile viverci. Dal punto di vista artistico-culturale Venezia va bene per i grandi eventi (Biennale, concertoni in piazza San Marco, mostre di grande interesse), ma poco per la cultura di base e popolare. Io suono solo in terraferma perché a Venezia, tranne pochissime feste di piazza, non c’è spazio per i gruppi musicali di un certo livello. Una volta in ogni quartiere c’era la festa patronale o di partito, con i Pitura Freska abbiamo incominciato così.
Tra le svariate collaborazioni, hai anche composto, nel1997, le musiche per uno spettacolo di Marco Paolini “Quaderni di viaggio-Il Milione”, come è stato avvicinarti anche al mondo del teatro? Ti piacerebbe ripetere l’esperienza?
Nel 1997 eravamo appena stati a Sanremo e tutti ci cercavano per amplificare l’evento con la presenza dei Pitura Freska. Non eravamo molto convinti ma io in maniera particolare spingevo per avere altre esperienze che non fossero solo uscite discografiche e concerti. Dopo lo scioglimento dei Pitura ho avuto altre esperienze di musica-teatro con la compagnia Pantakin di Venezia e con Alberto D’amico noto cantautore veneziano recentemente scomparso. Continuo a fare queste cose perché certo teatro popolare mi piace molto rispetto al teatro di avanguardia che mi è poco consono.
Infine una curiosità, come mai solo nel 2016 hai intrapreso la carriera da solista?
La mia carriera da solista è incominciata già ai tempi dei Pitura perché ho collaborato per la stesura di brani di moltissimi gruppi. Con gli Ska-J avevamo avuto cambi di organico dall’uscita del disco “Socco” e nel frattempo avevo composto brani al di fuori del genere ska-jazz, per non lasciarli in un cassetto ho preferito uscire a mio nome perché uscire come Ska-J sarebbe stato un azzardo. D’altronde ho 36 anni di carriera, penso che posso permettermi di fare quello che piace a me e non solo quello che piace al pubblico.
Roberta Usardi
https://www.facebook.com/MarcoFurioForieri/