MALINCONIA, DRAGHI E MUSICA ROCK AL TEATRO DELL’ARTE
La stagione teatrale del Teatro dell’Arte inizia con l’ospitare Phillippe Quesne e il suo lavoro “La Mélancolie des dragons”, che risale al 2008, ma che attira e sorprende sempre, e lo dimostra il fatto che per le due repliche, il 5 e 6 ottobre 2018 il teatro sia pieno.
Il pubblico si addentra da subito nel mondo bianco innevato che si presenta sulla scena. Gli attori sono già in scena, una squadra di capelloni che viaggia in una macchina con rimorchio, a mangiare patatine e a bere birra mentre ascoltano musica rock a rotazione. Si sente da subito la sintonia tra di loro, l’amicizia, che viene accentuata ancora di più nel momento in cui la scena cambia sulle note di “Still loving you” degli Scorpions, quando arriva Isabelle, in bicicletta. Isabelle è spettatrice unica sul palco, la chiave del cambiamento, che non sa cosa si nasconde nel rimorchio, non sa cosa fanno quei ragazzi, ma li conosce e si affida a loro da subito. Unica donna dello spettacolo in mezzo a sette uomini, non ha paura e, mossa dalla curiosità, li invita a svelare il loro mondo, svelandolo così anche al pubblico. Le apparenze ingannano e lo spettacolo lo dimostra benissimo, con una grande generosità che sgorga dall’aspetto “duro” dei capelloni, chiaramente percepibile dal momento dell’arrivo di Isabelle e dall’accoglienza calorosa che riceve, che diverte e attua un istantaneo processo di condivisione e di cambiamento. Lo spettacolo ha una naturalezza disarmante, porta il piacere della scoperta, a poco a poco, indietro nel tempo fino all’infanzia, dischiude un mondo conosciuto con nuovi occhi. Isabelle percorre il suo viaggio da sola, ma allo stesso tempo insieme al gruppo di capelloni, l’ovvietà non esiste, la semplicità prende il suo posto con l’emozione, l’ironia e la fantasia. La malinconia forse racchiude l’alternarsi di tutte le emozioni del percorso e i draghi sono la magia, lo stupore che si riappropria delle cose più semplici.
Tra parrucche volanti, bolle di sapone e una colonna sonora poliedrica, si perlustrano diversi stati d’animo, si rispolverano ricordi, si ritorna in un mondo che c’è da sempre, ma che spesso si dimentica. Un viaggio dentro se stessi nella natura, nel candore della neve, nei giochi, nella condivisione. Cast notevole, dialoghi in francese con sovra titoli in italiano e 80 minuti intensi di abbandono all’immaginazione. E naturalmente per Phillippe Quesne e per gli attori in scena arrivano applausi, applausi e ancora applausi.
Roberta Usardi