“Malia d’Italia” – Voland pubblica il secondo romanzo di Marina Stepnova
“Malja si presentò un sabato. Trentaduesima in ordine di accettazione. 22 ottobre 2011. 13,30”.
È Malja a cambiare la vita di Ivan Sergeevič Ogarëv, un medico con poco più di quarant’anni e una moglie di nome Anja. È Malja ad ammaliarlo, ad aprirgli gli occhi verso una vita nuova e a indurlo al viaggio, lontano da Mosca, in Italia, dove con lui poserà i suoi occhi d’oro sui borghi e sulla Maremma Toscana. Ecco da dove nasce il titolo di questo secondo libro pubblicato in Italia di Marina Stepnova dalla casa editrice Voland, “Malia d’Italia” (Collana Amazzoni, 2020, pp. 288, euro 17), il racconto di un incanto, di una magia. Racconto finemente e dettagliatamente tradotto da Corrado Piazzetta, che porta a noi la tradizione e la cultura russa. Racconto che nasce dall’incontro di due infanzie appartenenti a spazi temporali e generazionali distanti tra loro, ma che qui si amalgamano, quasi a vedere l’uno nell’altra il necessario per rimanere in vita.
“E tu cosa sognavi?
Malja non rifletté nemmeno un istante: vivere.
In che senso?
Ho sempre sognato di vivere e basta, capisci? È la cosa più interessante. Vivere. Viaggiare. Fermarsi dove si vuole. Ripartire. Guardare. Vivere.”
L’infanzia di Ogarëv è trascorsa infelice e solitaria, nell’assenza d’amore da parte di un padre autoritario, figlio della periferia tardo-sovietica, che cerca in lui una sorta di perfezione innata, e da parte di una madre silenziosa, pressoché assente. Ogarëv passa da questa quasi assenza d’amore all’amore estremo che invece proverà per lui sua moglie, sempre pronta a proteggerlo e ad accudirlo, ma che lui non ama. E allora su quale limite si determina la verità dell’amore? Lì dove se ne sente la mancanza o lì dove è troppo, tanto da straripare e disperdersi?
Una personalità quella di Ogarëv sempre alla ricerca di una via d’uscita, a cominciare dai libri, dai grandi autori e artisti che gli hanno permesso di conoscere il mondo, per finire a sollevare pesi, a essere un soldato e infine un medico, per poter dare finalmente al prossimo le cure che non ha mai ricevuto. Senza mai uscire dai suoi parametri, senza varcare il confine. Fino all’arrivo della baklevà. Fino all’arrivo di una giovane ricca e appassionante. Di Malja.
“…di nuovo i versi di Adamovič. Di morte parleremo. Di vita parleremo. Di quanto sia terribile. E quanto irrimediabile”.
Marianna Zito