“MALA VIDA” IL VIAGGIO ALL’INFERNO DI CRISTEL CACCETTA
“Mi prende e mi porta nello sgabuzzino dell’anima. Mi entra dentro fino a macchiare di nero le mie ossa. Lacrimo e lo tengo con me per questo tempo, che temo non sarà mai più eterno di quell’altro tempo.”
Carla, la protagonista del viaggio. Carla, la ragazza, che in realtà non è mai stata tale. Carla, con il suo viaggio all’inferno, che dura da quando, era poco più che una bambina. Carla e l’amarezza. “Mala Vida” il romanzo di Cristel Caccetta pubblicato da Leggereditore 2019, pp 167, euro 16) è un romanzo che non si può leggere velocemente, bisogna assimilarne ogni parola, che come una goccia di sangue, scivola sulla pelle generando dolore.È un romanzo che scava nella profondità dell’anima della protagonista, mettendola a nudo.
Tutto inizia in treno, ma tutto era già iniziato da anni. Carla, fugge dal suo paesino, nel Salento, va a Roma perché ha deciso di chiudere con il suo doloroso passato, fatto di droghe, genitori squallidi, sesso e perdite. Ma il passato è un peso che viaggia con noi, usando la nostra anima come valigia, e non lo si può lasciare a casa, anche se ci tormenta. E così, la vita di Carla cambia location ma non essenza. Incontra gente nuova,Veronica, Blue, Marco, Paul, sembra quasi distrarsi per dimenticare, ma il tutto è dannatamente effimero, infatti i ricordi delle violenze riaffiorano sempre, Carla usa il suo corpo, scisso ormai dalla sua anima, per trovare lavoro, per placare i suoi desideri carnali, per elemosinare Amore. Il viaggio inizia in treno, e percorre la buia galleria che conduce all’Inferno, al suo Inferno. I rapporti con gli altri sono ammorbati dalla mancanza d’affetto con cui ha convissuto fin da bambina.
Non c’è Amore per lei in questo Mondo.
Si inventa di tutto per sopravvivere, ma soprattutto per fingere di aver trovato una soluzione al sintomo di gelo che caratterizza il suo cuore.
“Il pensiero di poter scegliere di andare via quando voglio, mi fa sentire leggera. Poter scegliere per me, esclusivamente”.Un concetto questo, decisamente anacronistico se paragonato al suo vissuto, quasi una finzione, il voler sembrare la finta bambina a cui tutto può accadere nella giungla della vita. La libertà di Carla è effettivamente la sua prigione.
Il linguaggio usato nel romanzo, dalla Caccetta è profondo, amaro, doloroso. Carla si troverà a scrivere un monologo, che altro non è che il dipinto a tinte fosche della sua vita passata, la stessa che le ha tatuato sulla pelle e nell’anima le cattiverie della sua famiglia inadeguata. Un romanzo sconvolgente, che trasmette a chi legge il malessere di una vita sbandata. “Il perdono non ha niente a che fare con gli altri”. Sì, Carla. Solo tu, se vuoi, puoi perdonare.
Marisa Padula