“MACBETTU” IL TEATRO UNIVERSALE DI ALESSANDRO SERRA ALLA CONQUISTA DEL MONDO
Avete presente quella sensazione, così strana e piacevole, che si prova a Teatro quando la mascella si rilassa e rimani con la bocca spalancata, il naso che ti cola un po’ e puoi sentire tanti piccoli brividi rincorrersi lungo la schiena, su su fino alla base del collo fino a perdersi dietro la nuca e scendere di nuovo lungo le spalle e le scapole per poi ricominciare il giro? No? Allora forse non avete ancora avuto la fortuna di vedere “Macbettu”, una delle rare opere capaci di produrre nello spettatore questo benefico effetto, che può durare anche giorni…
La storia di Macbeth probabilmente la conoscete, per cui non si corre il pericolo di spoilerare nulla. La trasposizione di questo testo da parte di Alessandro Serra, grazie anche all’efficacissima traduzione in sardo barbaricino di Giovanni Carroni (entrambi sono anche in scena come attori), ambienta la tragedia shakespeariana nella Barbagia sarda. L’operazione, che a prima vista può apparire ardita e rivolta a un pubblico “di nicchia”, ha in realtà propositi e raggiunge obiettivi del tutto opposti. Come da intenzioni dichiarate del regista, infatti, questa lingua aspra e durissima si rivela infatti estremamente efficace nell’esprimere l’essenza della catena tragica innescata dall’uccisione di Re Duncan. Più della lingua italiana e, rispetto ai nostri giorni, anche più dell’inglese elisabettiano originale. In questo senso, più che il significato letterale, è la musicalità delle parole a trasferire il senso del testo, andando a toccare non il piano intellettivo-razionale, proprio della letteratura, ma piuttosto quello emotivo più profondo. Ma non è soltanto la lingua la chiave per comprendere perché questo Macbettu “ci parla” molto più di quanto possiamo immaginare. In realtà, dal punto di vista creativo, questo Macbettu è stato scritto e riscritto prevalentemente in scena e senza parole. Alessandro Serra ha infatti una lunga e ormai consolidata esperienza sull’immagine che gli consente di evitare inutili artifici concettuali. Il “segreto” è che ciò che vediamo, ascoltiamo, viviamo, richiama direttamente degli archetipi universali. È per questo motivo che Macbettu riesce, come il Teatro dovrebbe fare più spesso, a parlare a tutti e a tutti i livelli, come dimostra il successo anche internazionale dello spettacolo. Quello che in assoluto più stupisce e affascina è la capacità di Serra di riuscire a mettere insieme e contrapporre. Si percepisce, sotto ogni scena, una padronanza dello strumento teatrale tale da riuscire a fondere in maniera naturale la lezione dei grandi Maestri del Teatro occidentale con la Tradizione orientale (come il Teatro del No, che integra poesia, mimica, musica e danza). Allo stesso tempo, la messa in scena lavora su quella congiunzione, “e”, così ossessivamente ripetuta nell’opera di Shakespeare, per tramutarla in contraddittorio (ma, invece). Quello che è in un modo, potrebbe essere in un altro. Serra riesce a rendere reale ciò che appartiene all’onirico e al surreale (come le visioni di Macbeth durante la cena, attraverso una folgorante camminata dello spettro di Banquo sul tavolo coperto di pane carasau) e a rendere etereo ciò che è reale (Lady Macbeth, ad esempio…). Anche ciò che normalmente non viene mostrato, come l’uccisione cruenta del Re, diventa immagine davanti allo spettatore. Le Streghe, poi, sono un capolavoro a parte. Concrete, clownesche, tutt’altro che eteree con le loro ramazze, gli sputi o i boccali battuti a testa in giù sul tavolo, sono un elemento comico, come il portiere, che si integra perfettamente nella vicenda tragica senza interromperla ma enfatizzandone anzi per contrasto il senso.
Eccezionali gli interpreti, tutti. Non scopriamo di certo noi il valore di questo spettacolo, che ha rapidamente raggiunto e superato le cento repliche in Italia e nel mondo e vinto prestigiosi Premi come l’UBU per il miglior spettacolo del 2017.
Quello che però ci sentiamo di aggiungere, alla luce anche delle illuminanti parole emerse durante l’incontro del regista con il pubblico dopo la “prima”, è che lo spessore di questo lavoro e del suo autore Alessandro Serra ci fanno pensare che questo Macbettu possa essere parte di un’avventura artistica degna dei grandissimi Maestri del Teatro, non soltanto italiano. È un augurio che facciamo ad Alessandro Serra, ma anche a tutti noi.
In scena al Teatro dell’Arte di Milano dal 13 al 16 dicembre 2018.
Alessandro Bizzotto