“L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello al Teatro Fontana di Milano
Scritta nel 1919, “L’uomo, la bestia e la virtù”, derivante dalla novella “Richiamo all’obbligo”, è un apologo in tre atti molto particolare all’interno dell’opera teatrale di Luigi Pirandello. In scena al Teatro Fontana di Milano dal 20 al 23 febbraio, per la regia di Giancarlo Nicoletti. Protagonisti Giorgio Colangeli, Pietro De Silva, Valentina Perrella e con Cristina Todaro, Alessandro Giova, Giuseppe Carvutto, Alex Angelini e Giacomo Costa.
Uno spettacolo di stampo comico, ma inzuppato nel dramma. Lo scandalo è il motore della trama che è completamente incentrata sull’interiorità dei personaggi. Un dramma che si fa spazio tra un racconto e l’altro, colorato da simpatiche espressioni e arricchite da ridicoli cliché. È la storia di un tradimento che ha, involontariamente, avuto delle conseguenze da gestire, uno scandalo che si costruisce attorno a un uomo, il professore, che si rende conto di aver oltraggiato l’onore alla virtù di una donna che viene trascurata dal marito, considerato oggettivamente la burbera “bestia”. Tre maschere si mescolano continuamente perché i meccanismi dell’ipocrisia portano a indossarne una o l’altra o l’altra a seconda della circostanza e anche di nuove se necessario.
È proprio Paolino, il professore, interpretato da un impeccabile Giorgio Colangeli, la mente di tutto. Con fare sicuro nella sua interpretazione, nel primo atto spiega ai propri allievi il significato e l’origine della parola ipocrita. Di fatto il testo ci spiega che è il meccanismo che regola la vita. Ed è sempre lui che tramette la necessità di essere ma senza trascurare mai la necessità di apparire. Valentina Perrella è una donna virtuosa ma nonostante ciò è sola, con un figlio e trascurata dal marito, vive drammaticamente, sempre con un’interpretazione ironica, il peso della vergogna che deriva da una debolezza. Per uscirne, si affida alle idee altrui. Una rappresentazione forte e realistica che vive sulla scena tutte le emozioni in modo molto palese. Nello svolgersi della storia lo stato d’animo della donna era mesto ma, nella scena finale, avrà un cambio importante. Le serve sono state eccezionali nel rendere più viva la storia: occhi che vedono e sanno tutto. Spettacolare Cristina Todaro nei panni delle due governanti: Rosaria, la prima, molto impicciona, e Grazia, poco raffinata e aggressiva.
Uno spettacolo di alto livello, impossibile annoiarsi. Tanti i momenti di ilarità per una storia molto fruibile. Le scene sono di Laura De Stasio, i costumi di Giulia Pagliarulo, luci di Daniele Manenti. La realizzazione delle scene di Umberto Pischedda. Direttore di scena Cristian Carcione, datore luci Michele Tului, foto di Luana Belli. Una produzione i due della città del sole & altrascena con il sostegno di ministero per i beni e le attività culturali.
Luigi Barbetta