“L’UOMO DI MOSCA” DI ALBERTO CASSANI: UNA SPY STORY TRA PASSATO E PRESENTE
“L’uomo di Mosca” (Baldini+Castoldi 2018 – pp 333 – 18,00 euro), romanzo d’esordio di Alberto Cassani è una spy story che collega due generazioni e che riporta alla luce fatti, avvenimenti e memorie risalenti al secondo dopoguerra. Una Mosca suggestiva e inquietante fa da sfondo a una storia che tocca da vicino non soltanto la Russia, ma tutto il panorama mondiale di instabilità e confusione politica, che lascia spazio e alimenta azioni non sempre lecite, anzi… Si parla di finanziamenti al vecchio Partito Comunista Italiano, ma quei soldi che dovevano arrivare da Mosca e che non sono mai arrivati che fine hanno fatto? Qualcuno se ne è impossessato? Attorno a queste domande comincia a ruotare la vita di Andrea Cecconi, il protagonista della storia, avvocato di mezza età, figlio e nipote di storici militanti comunisti. A risvegliare la sua curiosità è il racconto del nonno prima di morire.
Il libro non è solo una spy story, è anche un romanzo storico con un pizzico di filosofia, sicché numerose sono le riflessioni che sorgono durante la lettura, oscillante tra passato e presente, in una storia che si muove su diversi registri narrativi e che si integra con brani di diario, stralci di documenti, riferimenti letterari e minuziose descrizioni di luoghi. Forse tutto questo rende leggermente se non noiosa, un tantino pesante la prima parte del libro, sino a che decolla verso una finale non precostituito, ma che si definisce strada facendo, una pagina dopo l’altra. La storia è senza dubbio scomoda e non facile da affrontare, Alberto Cassani ci prova e ci riesce, offrendoci una prosa scorrevole e perfetta. Un libro da leggere con attenzioni e farci riflettere con saggezza perché come dice l’autore “Il bello del passato è che non torna. Il brutto è che non passa”.
Francesco De Masi