LUCIO SAVIANI: IL PENSIERO É UN DESIDERIO
La filosofia comincia quando gli Dei tacciono.
L’appuntamento filosofico, in pieno centro storico di Roma, è per oggi 15 settembre 2018 presso la Galleria La Nuova Pesa, per la quinta lezione del Corso “Che cos’è la filosofia”, compreso nel seminario “Idea della filosofia”. Si tratta di un seminario di lezioni, conferenze e dialoghi tenuti dal filosofo e scrittore Lucio Saviani, esponente di rilievo dell’Ermeneutica italiana. Saviani ha insegnato Storia della filosofia, Fondamenti di Scienze umane e Estetica alla Sapienza Università di Roma, è socio fondatore della Società Filosofica Europea di Ricerca e Alti Studi, ricercatore e collaboratore con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, consulente di Rai Educational per l’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, membro della Società Italiana di Estetica.
Il tema proposto oggi è quello del desiderio. “Oggi parleremo di desiderio e lo faremo innanzitutto commentando questo libro di Lyotard che ha per titolo <<Perché la filosofia è necessaria>> e che riporta quattro brevi lezioni che Lyotard tenne alla Sorbona nel 1964”. Lucio Saviani avvia con noi un tracciato graduale; un percorso di riflessione che inizia sul perché della filosofia, muovendo da brani alle radici del pensiero greco e attraverso concetti quali pareidolia e nefelomanzia, passando per Pessoa, Tabucchi, Thich Nhat Hanh, Jaspers, arrivando alle rappresentazioni pittorico–iconiche delle nuvole rappresentate in alcuni quadri dell’antichità e moderni. Il percorso viene condotto con viva attenzione sulle parole, su significati e i significanti, in bilico costante tra presenza e assenza degli oggetti concettuali, con linearità descrittiva, con ampi margini per la riflessione dei presenti in sala. “Il seminario vuole coniugare per la filosofia concetti come limite, finitezza, ascolto, dialogo, esperienza esistenziale in vista di una filosofia che non intende essere diretta verso fondamentalismi identitari. È una idea di filosofia che è fedele alla sua origine in-quietante, che è costitutiva della sua esistenza stessa. La filosofia che prendiamo in considerazione è, insomma, una filosofia che intende far nascere, socraticamente, una sana e vitale incertezza, la perplessità, l’esitazione. Essa viene qui intesa come costante vigilanza e perenne indisponibilità ai dogmi. Oggi aggiungiamo il termine di desiderio.”
Si riparte dai significati.
“Filosofia è un termine che può tradursi come discorso di amicizia e di passione per la verità, ma è soprattutto un discorso di mancanza. La soluzione che gli antichi avevano adottato per colmare l’enorme distanza tra lo spazio infinito e le cose di ogni giorno era stata l’impiego di tecniche divinatorie. Lyotard afferma che la filosofia mancando se stessa, è sempre più ricerca, desiderio, de-sidera le stelle, gli interpreti, gli aruspici, gli indovini non sempre hanno potuto decifrarle anche per via del passaggio di nuvole, di nubi offuscanti. Il velo, l’ombra, l’assenza-presenza, la mancanza di trasparenza influenzano oggi il nostro modo di pensare e non ci consentono di riflettere secondo rapporti di causa–effetto, quindi, né in termini di soggetto ed oggetto. Se noi interpretiamo ancora le nuvole lo facciamo con un progetto di senso ma gli Dei sono fuggiti dal nostro orizzonte umano e le nuvole, nella loro inafferrabile forma, restano magari velate, sfuggenti al nostro modo di comprendere usuale obbligandoci ad un pensare inusuale.”
La nuvola, l’etimo, le assonanze.
“La nuvola oscura, definisce l’ombra, concetto che ritroviamo in nube, nubile, la donna che porterà il velo. Un concetto tipicamente umanistico, velamen, la parola poetica rivela, al di sopra del velo, la realtà che giace sotto esso, le cose come una metafora dell’essere, le ombre come storia non secondaria.”
La filosofia comincia quando gli Dei tacciono, afferma Lyotard, e “I pensieri non sono frutti della terra, sono nubi, metamorfiche, noi cerchiamo di farci adottare dai pensieri. Le nuvole diventano i pensieri stessi: questo è il percorso che stiamo seguendo” Un breve cenno a Freud che annovera fra gli atti mancati il non riuscire a trovare un oggetto che pure era stato collocato da qualche parte, atto ciclico questo che ricorda le lezioni inaugurali dei filosofi, i quali in apertura ripetono eternamente in platea la stessa identica domanda: Che cos’è la filosofia?
“Allora”, continua il nostro Saviani, “la filosofia manca a se stessa, andiamo alla sua ricerca, continuamente la dimentichiamo, dimentichiamo il suo posto. Pensiamo ad Heidegger che ci parla di oscurità, di non trasparenza della filosofia a se stessa”.
Perché filosofare allora?
“Per mettere l’accento sulla discontinuità della filosofia con se stessa, darle la possibilità di essere assente. Conviene quindi esaminarla alla luce di queste considerazioni: che cosa è il desiderio? Eros nasce dall’indigenza e cerca di cavarsela…”
Lo scarto tra presenza ed assenza, tra esistenza e senso si esprime dunque nel desiderio sì ma inteso senza dualità. La visione dualistica delle cose, secondo Lyotard, non ci permetterebbe di affrontare seriamente il problema della conoscenza, oggi. Il desiderio è piuttosto il movimento di qualcosa che va verso l’altro, verso ciò che manca. Questo vuol dire che l’altro è presente a colui che desidera ed è presente nella forma della assenza. “Chi desidera ha, possiede ciò che gli manca, altrimenti non desidererebbe ma nello stesso tempo non lo ha, non lo conosce altrimenti, ugualmente, non lo desidererebbe. Il presunto oggetto del desiderio sta già lì senza tuttavia esserci in carne ed ossa, è qualcosa di indefinito che ha bisogno dell’altro per completarsi”. Altro nodo focale del percorso la scoperta della struttura, la forza che combina presenza ed assenza attraverso l’ascolto del desiderio, il sapere, l’assaporare, intorno alla cosa che “sa di”.
Un gioco molto serio, fra senso comune e terminologia specifica, quello propostoci oggi, ricco di rimandi, di evocazioni, di suggestioni, di stupore che ci conduce ad attraversare le parole del pensiero e dei pensieri nella condensazione di concetti (nuvole, nubi, ombre, confini) messi in comunione attraverso gli strumenti ermeneutici con l’obiettivo di riflettere su nuovi orizzonti di senso adeguati alla nostra contemporaneità.
Lucrezia Zito