LUCINDA CHILDS: A PORTRAIT al Festival dei due Mondi
La sacerdotessa della danza minimalista Lucinda Childs, non ha deluso le aspettative del pubblico del Teatro Romano. Il 29 Giugno, ad aprire le danze del 61° Festival di Spoleto, è stata proprio la raffinata coreografa americana che ancora una volta ha lasciato tutti senza fiato. Le movenze iniziali della Lucinda Childs Dance Company, non abbinate ad alcun tipo di musica, hanno sconcertato tutti i presenti che sono rimasti incollati al loro posto incuriositi dal prosieguo. I danzatori fasciati in semplici costumi bianchi, si muovono in maniera robotica su sequenze in loop di 4 o 5 passi restituiti con ritmo e velocità differenti, tracciando traiettorie orizzontali, verticali e diagonali nello spazio.
Il Portrait proposto al Festival dalla Lucinda Childs Dance Company è una retrospettiva delle sue coreografie piu celebri: RadialCourses (1976), Katema(1978), Concerto (1993) sul Concerto for Harpsichord and Strings di Henryk Gorecki, Dance III (1979), terzo movimento diDance, opera seminariale della Childs, creato in collaborazione con Philip Glass e Sol LeWitt, Canto Ostinato (2015) su musica Simeon ten Holt, Available Light (2nd Movement) (1983) pièce frutto della collaborazione tra Lucinda Childs, il compositore John Adams e l’architetto Frank Gehry. In scena i danzatori Robert Mark Burke, Katie Dorn, Katherine Helen Fisher, Kyle Gerry, Sarah Hillmon, Anne Lewis, Vincent McCloskey, Sharon Milanese, Patrick John O’Neill, Lonnie Poupard Jr., Caitlin Scranton, Shakirah Stewart. La dancemaker statunitense è il simbolo di una danza controcorrente nata dal rifiuto della rigida codificazione del balletto classico e del balletto moderno. Lucinda ha sempre rivendicato un modo di fare danza degerarchizzato e libero da regole pur mantenendo una struttura, un rigore e uno studio approfondito.
La coreografa vanta un nutrito “canzoniere coreografico” e importanti collaborazioni con alcuni fra i più grandi nomi della scena coreutica e teatrale del secondo Novecento come Bob Wilson e Philip Glass, con i quali nel ’76 ha realizzato Einstein on the Beach.
Uno spettacolo, A portrait, che ancora oggi può essere considerato all’avanguardia, ideato da una donna che ha sempre messo sul palco l’arte del suo tempo.
Michela Bruschini
Foto Maria Laura Antonelli