“Louis Armstrong – Satchmo: oltre il mito del jazz” di Stefano Zenni
“Oggi, a più di vent’anni dalla sua morte, possiamo ancora dire che Armstrong è il jazz”.
Un libro ben costruito è un libro che ti spinge a cercare più informazioni di quante te ne possa dare perché smuove la tua sete di curiosità, la tua voglia di conoscenza e la tua idea di approfondimento su un argomento che conosci o che non conosci a sufficienza. Quando poi un libro ha l’onere di delineare il talento di una persona come Louis Armstrong non puoi che affidarti ciecamente al musicologo Stefano Zenni.
Sono 43 i capitoli che indagano sulla sconfinata eredità musicale che Satchmo/Louis Armstrong ha trasferito all’umanità partendo dalla miseria di New Orleans e raggiungendo l’apice della fama mondiale. Una versione ampliata del libro originariamente pubblicato nel 1996, con ben 23 capitoli nuovi per celebrare la musica e le idee dell’artista afroamericano più importante del nostro tempo. Stefano Zenni conduce i lettori in un mondo di innovazioni che Armstrong ha apportato al jazz: in primis quelle legate allo strumento della tromba e poi ad altre meno note come, ad esempio, le armonie dei quartetti vocali barbershop e il tap dancing praticato da artisti afroamericani. E dietro la musica c’è qualcos’altro: un Armstrong poliedrico, capace di suddividere il proprio talento in schizzi creativi che riaffiorano nel cinema, nella scrittura, nella creatività quotidiana, nel sostegno fervido dei diritti civili.
“Louis Armstrong. Satchmo: oltre il mito del jazz” (Stampa Alternativa, Collana New Jazz People, pp. 185, euro 15) è un libro consigliato a chi ha da poco scoperto Armstrong, a chi lo studia costantemente e a chi non può fare a meno della sua musica.
Debora Colangelo