L’osceno e la grazia

BAÙBO – de l’art de n’être pas mort
basato sulle opere di Buxtehude, Musil, Schütz e altri materiali
regia Jeanne Candel
di e con Pierre-Antoine Badaroux, Félicie Bazelaire, Jeanne Candel, Richard Comte, Pauline Huruguen, Apolline Kirklar, Pauline Leroy, Hortense Monsaingeon e Thibault Perriard
Jeanne Candel, mente irriverente e visionaria della compagnia “de la vie brève”, torna in scena con “BAÙBO – de l’art de n’être pas mort” al Teatro Bellini di Napoli fino al 13 aprile. Il lavoro prende il mito greco di Baùbo come pretesto per un’esplorazione teatrale che mescola disordine, umorismo, poesia e sensualità. Lo fa osando in una narrazione stilisticamente molto originale, abbracciando il rischio e l’assurdo.
L’inizio dello spettacolo è un po’ lento, persino faticoso. Una lunga sequenza in un grammelot carico di intenzione ma basso di ritmo, trasporta lo spettatore in una sorta di sospensione. Sembra non succedere nulla: un vuoto a tratti statico. È una partenza disorientante. Pian piano lo spettacolo ribolle. Rigurgiti di vita. L’arte di non essere morti. La seconda parte si apre come un sogno: un’esplosione onirica, gioca con l’assurdo, crea poesia. Le scene si susseguono come quadri, di una bellezza fragile e intensa. La coreografia delle attrici destreggia tra il grottesco e la somma delicatezza, si intreccia a una composizione estetica incantevole: luci, costumi, oggetti e movimenti che creano quadri barocchi e surreali. La musica dal vivo firma ogni scena con una carezza malinconica.
Rimane sullo sfondo come spinta simbolica il mito di Baùbo, quell’anziana sacerdotessa che strappò Demetra dal lutto con l’ancestrale gesto, osceno e liberatorio. Lo spettacolo sorvola il mito: lo usa come specchio deformante per parlare della vita, del desiderio, della follia necessaria a non soccombere. Travestimento, ironia e ambiguità diventano strumenti di caleidoscopica verità.
La direzione musicale di Pierre-Antoine Badaroux e la voce magnetica del mezzosoprano Pauline Leroy completano l’armonia, creando un ponte sottile tra la musica barocca e la contemporaneità teatrale.
BAÙBO non è uno spettacolo facile. Porta con sé qualcosa di raro: un momento di teatro che non spiega, non rassicura, ma lascia una traccia viva.
Brigida Orria