“L’ordine è già stato eseguito”: la memoria di Alessandro Portelli
“…ho ascoltato, ragionato e raccontato, adesso non mi è più permesso smettere”. – Alessandro Portelli
Torna per Donzelli Editore, nel mese di ottobre del 2019, la testimonianza-verità di Alessandro Portelli, “L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria” (pp. 490, euro 30) arricchita da una nota dell’editore e da una nuova e ulteriore postfazione dell’autore, scritta nel 2019 che, oltre a rielaborare il significato di un lavoro che cambia così come cambia il contesto politico e culturale del nostro Paese, analizza la memoria del nazifascismo e il suo rapporto odierno con la ripresa di sussulti fascisti, nonché aggiunge un’analisi critica e ragionata di ciò che realmente accadde: la “barbarie nazista” non appartiene a un popolo barbaro perché i barbari – dalle parole di Jack Goody – non fanno né liste né elenchi, come in questo caso. L’eccidio delle Fosse Ardeatine è stato “una prerogativa della società della scrittura”, un’azione razionale e ragionata, da “esseri umani civilizzati”. Un libro, quindi, sempre in evoluzione.
Stiamo parlando di un volume che Donzelli stampa per la prima volta nel 1999 e che, ancora oggi, è in continuo arricchimento: non si ferma a quando è stato scritto, vent’anni fa, ma continua, giorno dopo giorno, a mutare con l’aggiunta sempre di nuovi particolari, ulteriori testimonianze, interviste da ascoltare, e diventando soprattutto spunto per letture, monologhi e incontri: nel 1999, il libro vince il Premio Viareggio; è ispirazione per lo spettacolo teatrale di Ascanio Celestini “Radio Clandestina”, pubblicata anche sotto forma di libro con dvd dello spettacolo, sempre da Donzelli Editore; Giovanna Marini ne fa una ballata “Le Fosse Ardeatine”, e ancora Mia Benedetta, Francesca Comencini e le loro compagne, nel 2016, lo trasformano in “Tante facce nella memoria”. Racconti che ne producono altri e altri ancora, in forme e manifestazioni diverse. Per imparare la storia e non dimenticarla. Dunque, un lavoro diventato una pietra miliare della storiografia contemporanea e un punto stabile per i dibattiti sul fascismo e l’antifascismo. Una vera e propria testimonianza, perché la voce che esce da queste pagine – scopriamo presto che le fonti principali il dolce e composto dolore di Ada Pignotti e Gabriella Ponti – è quella di chi questa memoria la detiene: duecento intervistati di cinque generazioni, appartenenti a diverse sfere sociali e politiche che vanno a ragionare per smentire le prime e false notizie riguardo l’accaduto e per ripristinare, grazie al lavoro di Sandro Portelli, la verità storica.
Da dove comincia questa storia?
È questo, probabilmente l’episodio più tragico ed emblematico dell’occupazione nazista in Italia durante la guerra. L’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944 è il risultato di un terrore omicida ingiustificato e ingiustificabile. Una rappresaglia, voluta e ragionata, messa in atto senza aspettare lo scadere dell’ultimatum posto dai tedeschi ai partigiani autori dell’azione di via Rasella, in cui morirono 33 soldati tedeschi e di cui i comandi tedeschi decisero di vendicarsi. Senza l’emanazione di un ultimatum, un manifesto del Comando di occupazione annuncia che l’ordine di uccidere le 335 vittime senza colpa (10 italiani per ogni tedesco ucciso), l’ordine “era già stato eseguito” e quindi nessuno era stato invitato a costituirsi. Nei giorni successivi, l’Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano, commenterà l’accaduto parlando di “vittime” rivolgendosi ai tedeschi caduti in via Rasella e di “persone sacrificate per i colpevoli sfuggiti all’arresto” palando dei morti delle Fosse Ardeatine. Questo libro è la riflessione su particolari espressioni che apparvero sul manifesti e sul commento del Vaticano: “quest’ordine è già stato eseguito” e quindi la prevaricazione di un azione/reazione che riconduca all’ordine prestabilito; e la precisa distinzione tra “vittime” per definire i tedeschi e “persone sacrificate” per definire le 335 vittime delle Fosse Ardeatine, quindi le vittime qui sono solo i tedeschi mentre i 335 morti innocenti sono sacrificati, ovvero morti per riparare a una colpa. I “colpevoli fuggiti all’arresto” sono i partigiani, colpevoli mai avvisati e che non ebbero alcuna occasione per consegnarsi ed evitare la strage. Questo episodio è stato sempre tramandato con disinformazione, lasciando la gente “ignorante e inebetita” davanti a tutta questa violenza.
Per restituire la forza di questa umanità colpita, Portelli utilizza la fonte orale, ovvero testimonianze dirette di amici, parenti delle vittime e la voce di tutti quelli a cui apparteneva e appartiene questo dolore universale; costruisce inoltre una vera e propria grammatica dell’uso della fonte orale, una trascrizione orale che rispetta il lessico delle diverse persone intervistate, le parole non subiscono alcun mutamento. Un lavoro che racchiude valore civile, grazie alla passione di Sandro Portelli: la storia va raccontata e rispettata, anche se il risultato non può essere altro che una raccolta devastante di testimonianze dell’orrore. L’orrore dei padri, fratelli e figli uccise e l’orrore delle madri, delle vedove e degli orfani che restarono e videro quest’orrore con i loro occhi. Restarono sì, ma cambiati per sempre.
Poesie, stornelli romani e testimonianze aprono i tanti paragrafi di questo volume perché Roma è ancora piena di legami vivi e diretti con questo episodio: nelle strade, nei luoghi della città, nelle parole della gente, persino negli odori “…perché dopo ho creduto di riconoscere nelle tuberose quell’odore di morte che c’era dentro le Fosse Ardeatine”. Quel giorno, in mezzo a quelle 335 persone, c’erano tutti: cattolici, ebrei, atei comunisti, socialisti, liberali, azionisti, monarchici, apolitici, militari, civili e di diversi quartieri o borgate. È l’unica strage metropolitana avvenuta in Europa con vittime così eterogenee da coprire l’intero spazio della città. Questo perché, come argomentato, era il periodo, a Roma, dell’ondata di immigrazione e fu ciò a determinare nelle Fosse Ardeatine la presenza di uomini di ogni mestiere e professione. Tutti uomini. Solo uomini, dai 17 ai 74 anni, identificati, uno per uno, da professor Attilio Ascarelli.
“…insomma, tutta un’illusione la vita, è stata tutta un’illusione”.
Via Rasella e le Fosse Ardeatine non sono quindi un unico evento: sono due eventi distinti, connessi tra loro e che non sono eventi circoscritti nei tempi che li determinano, perché cominciano molto prima di Via Rasella e continuano anche dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Cominciano e continuano con la guerra. “La vendetta è il racconto” ed è ciò che Portelli permette di fare. Tenere viva la memoria di 335 innocenti, uno per uno, nome per nome. E questo avviene solo se dall’altra parte c’è qualcuno disposto ad ascoltare e a raccogliere l’eredità e la sofferenza di questa memoria, che diventa il terreno su cui “si rifonda, si demolisce, l’identità stessa della nostra Repubblica e della nostra democrazia…” duecento interviste a singole persone specifiche e incontri di gruppo fra il 1997 e il 1999, tra cui i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine, i partigiani, persone dei luoghi da cui arrivavano le persone uccise, portatori della memoria di destra, persone non direttamente coinvolte e ragazzi dai 15 anni in su. Tutto questo è memoria o ricostruzione della memoria e serve per opporsi a questi ritorni, per evitarli.
Per parlare di giustizia, abbiamo tutti il dovere di riabilitare questa verità. Leggere il libro di Alessandro Portelli è un dovere. Un atto di rispetto verso le vittime innocenti delle Fosse Ardeatine. Dobbiamo leggere e ascoltare i loro nomi uno per uno, uno dopo l’altro, tante volte. I loro nomi che scorrono tra queste pagine, i loro nomi scritti, uno per uno, sotto il freddo monolito a Roma, nelle Fosse Ardeatine. I loro nomi che scorrono, uno per uno, davanti ai nostri occhi, come scorre il sangue. Il sangue nelle strade di Roma. Il loro sangue.
Marianna Zito