L’opera ultima del grande Molière al teatro Kismet di Bari
Luci soffuse. Sipario rosso aperto, e un sipario bianco latte separa lo sguardo dello spettatore dalla scenografia. La maschera di Pulcinella ci cala subito nella dimensione della commedia dell’arte, uno spazio creato per ricordare il sud grazie alla lingua napoletana portata in scena dalla maschera. La drammaturgia, molto fedele all’originale, si attiene all’idea di interpretazione dell’opera classica, conferendo al testo nuova linfa e grande coraggio, dando vita ad una estetica dove si sovrappone la classicità e l’invenzione artistica.
Lo spettacolo dal titolo “Il malato immaginario ovvero le Moliére imaginaire” vede la regia della direzione artistica del teatro Kismet di Bari, ovvero di Teresa Ludovico, e attori di grande spessore e immensa professionalità come Augusto Masiello nel ruolo di Argante, lo stesso ruolo interpretato dal drammaturgo francese Molière che nel 1673 perse la vita con il suo malade imaginaire, aneddoto che viene ripreso e ripercorso da Pulcinella sia al suo ingresso in scena, al prologo, che all’epilogo della pièce. Con grande maestria, dà voce e corpo a Pulcinella Marco Manchisi senza poi risparmiarsi nei panni della governante Antonietta; oltre ad Augusto Masiello e Marco Manchisi, in scena vi erano anche Sara Bevilacqua, Michele Cipriani, Christian Di Filippo, Lucia Raffaella Mariani e Paolo Summaria. Un lavoro corale di grande professionalità, che ha reso la pièce francese estremamente accattivante e vi ha conferito un’energia unica senza mai rinunciare al grottesco e all’ironia.
La scenografia, molto curiosa e particolare, vede al centro Argante, confinato in uno spazio limitatissimo, seduto su una poltrona a metà tra un letto e un vasca, posizionato sulla cima di una piramide. Quest’ultima è stata realizzata con una serie di pedane sovrapponibili, che creano dei gradoni dove i personaggi si muovono, salgono, scendono, si nascondono, corrono e ballano. Le scene e le luci sono state curate da Vincent Longuemare, i costumi invece sono di Luigi Spezzacatene, e infine la consulenza musicale di Nicola Scardicchio e Leonardo Smaldone.
Un malade imaginaire, quello di Teresa Ludovico, che ci cala in un sud dove i pregiudizi e gli opportunismi ne fanno da cornice e conferiscono un’atmosfera dove è difficile districarsi e uscirne senza aver perso e rinunciato ad una parte dell’io. La pièce dal titolo “Il malato immaginario ovvero le Moliére imaginaire“ ci fa riflettere sull’importanza di creare e stabilire relazioni sane e autentiche, fuori dall’ottica dell’opportunismo e individualismo.
Lucia Amoruso