“LONTANO DA QUI” – COMMOZIONE PER LA PRIMA MONDIALE DI PEROCCO
Commozione e coraggio in scena sabato 7 Settembre al Teatro Caio Melisso di Spoleto con “Lontano da qui”, il progetto Opera Nuova inserito nella 72ma Stagione Lirica. Commozione del pubblico che, a distanza di due anni dal terremoto, ha rivissuto il terrore dell’evento sismico, con quest’opera dedicata agli abitanti della Valnerina che erano presenti a teatro; coraggio del Teatro Lirico nel proporre in prima mondiale un’opera così originale e contemporanea.
“Lontano da qui” è composta da Filippo Perocco (Premio Abbiati 2016), per la regia di Claudia Sorace, il libretto di Riccardo Fazi (cofondatori di Muta Imago) e i video di Maria Elena Fusacchia. Il Maestro Marco Angius ha diretto l’Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto (Luca Derinni violino, Paolo Fumagalli viola, Luca Colardo violoncello, Arcadio Baracchi flauto, Simone Scarcella clarinetto e Maria Chiara Grilli pianoforte) e l’Ensemble L’arsenale (Ilario Morciano sax, Lorenzo Tomio chitarra elettrica, Igor Zobin fisarmonica e Roberto Durante synth e strumentini). L’idea, spiega Perocco nasce dal suono delle campane come strumento legato al territorio, che smontate dopo il terremoto del 2016, il compositore ha potuto vedere in una visita al deposito del Ministero dei Beni Culturali, a Santo Chiodo a Spoleto e il cui suono è stato elaborato elettronicamente e quindi campionato. Sulla scena sono presenti una madre (Daniela Nineva, mezzosoprano), e una figlia Livia Rado (soprano) che svolgono le loro azioni quotidiane, come entrare ed alzarsi dal letto, andare in bagno, entrare in cucina, mentre sullo sfondo sfilano le immagini di una natura quieta, con case in pietra e pecore al pascolo, a cui dà voce la soprano Emanuela Sgarlata.
L’opera è una riflessione sul cambiamento, la precarietà, la rinascita e il tentativo di ricominciare. Infatti, come reagiscono le due donne in seguito ad un evento drammatico come il terremoto? Compiendo gli stesso gesti di prima ma in senso antiorario, perché come rivelano le stesse parole della regista “Se il tempo è ciclico perché non provare a tornare indietro, perché non cercare di riavvolgere il nastro? Forse se si riuscissero a compiere gli stessi gesti, si potrebbe tornare lì, prima che tutto accada. Forse, se si rifacesse tutto perfettamente uguale, si potrebbe partire, andare via, uscire da questo tempo e mettersi in strada. Lontano da qui”.
Michela Bruschini