“Lo specchio sonoro” di Heidi James
“Lo specchio sonoro”, un romanzo di Heidi James pubblicato per la prima volta in Italia da Elliot Edizioni, con la traduzione di Valentina Dragoni.
Le vite di tre donne sono unite in un romanzo corale e audace con l’irruenza di un thriller.
Tamara è in viaggio per uccidere sua madre, questo l’incipit intrigante. Tamara è in viaggio e con lei le sue antenate. Le loro voci si alternano nei capitoli che brevi scorrono veloci a narrare le vite dei tre personaggi femminili: Tamara, Ada e Claire.
I capitoli si susseguono sciogliendo via via le incognite che la narrazione solleva all’inizio. Un flusso narrativo in cui lasciarsi trasportare e lasciandosi prendere per mano dall’autrice. Nei primi capitoli le domande si sovrappongono: In che modo queste donne si relazionino tra loro, cosa le accomuni, in quale epoca si trovino.
Tre vite, tre epoche, tre luoghi; unite da un destino comune. Le storie delle loro vite ci portano in luoghi ed epoche storiche differenti, ambientazioni che andranno dal Galles della Seconda Guerra Mondiale alla Londra contemporanea e di inizio anni Settanta, passando per l’India.
Claire ha preceduto Tamara e prima ancora Ada aveva preceduto Claire, le tre storie come tre ciocche di capelli folti di avvenimenti si uniscono via via, come in una treccia.
Nel flusso narrativo il lettore si trova trasportato nelle vite delle tre donne, come nelle vite di molte donne, fatte di esperienze traumatiche, adattamenti, violenze, battaglie personali sia politiche che sociali.
“Prima della suddivisione, della duplicazione, come una bomba atomica, così ora lei ci racchiude tutte, una folla di antenate, che preme dall’interno contro la sua pelle. E lei contiene anche la prossima generazione, se volesse… Ma per il momento, lei è la somma di tutte noi donne, il totale. Lei è ciò che rimane.”
Una voce sola, dunque. Una comune esperienza ma anche una comune responsabilità. Tamara sente sulla propria pelle il peso di tutte le voci e tutte le donne. Restare in contatto con le generazioni passate e con le loro sofferenze, rappresentare con una voce la voce di molte.
Il romanzo di Heidi James è solo parzialmente “femminista”, indubbiamente affronta questo tipo di tematica, ma l’autrice conduce il lettore in una narrazione molto più intima e profonda. Parla certo delle donne quando tocca temi scabrosi come il rifiuto della maternità e il doppio messaggio nel linguaggio che intercorre tra madre e figlia. Una proiezione ambigua e reciproca che lega le donne come anelli di una catena che può rappresentare un’unione dalla forza propulsiva verso il futuro o un legame che trattiene e imprigiona al passato.
Nei ringraziamenti, James rende omaggio all’influenza di Mark Fisher, il defunto teorico culturale che si interessò molto all’hauntology, la manifestazione del passato sotto forma di “fantasmi” o resti che non sono “né presenti, né assenti, né morto né vivo”. Questo potrebbe essere definito un romanzo hauntologico, nel modo in cui James indica con forza gli spettri, che vanno dal parto alla violenza sessuale, che hanno perseguitato a lungo le donne e continuano a riecheggiare attraverso le nostre esperienze.
Federica Scardino