“L’isola dalle ali di farfalla”: il “carteggio” tra Tito Barbini e Paolo Ciampi
“…vorrei sentimi addosso questo uscire che è entrare, questo partire che è lasciare per diventare altro, che è perdersi e quindi forse ritrovarsi. E questa libertà, questa pienezza: vele gonfie di vento e una rotta che asseconderemo.”
È uno scambio su tastiera, ma il libro compie il miracolo e ci dà la possibilità comunque di definire questo scambio un carteggio. Uno scambio tra Tito Barbini e Paolo Ciampi che ritorna dopo anni, forse non per forza necessario. Ma perché privarsi di tanta bellezza, quando invece possiamo sfiorarla anche solo attraverso uno sguardo altro?
E allora ecco, una dopo un’altra, ventisei cartoline di luoghi diversi, sul cui retro sono scritti i pensieri che appartengono ad autori e alla Storia del tempo presente e del tempo passato, che si riferiscono al cambiamento e anche al futuro. Tito le “invia” intrise dei sapori e degli odori di un’isola greca, suo punto d’osservazione: Astypalea, l’sola a forma di farfalla. Qui la paura muta per divenire altro, anche solo gentilezza o semplicemente parole. È su quest’isola che Tito si rifugia da quelle che erano le sue idee di cambiare il mondo, dalla politica e da quell’Italia sempre più inumana e dissacrata, da dove invece Paolo lo legge, riflette e risponde, dando vita a un dialogo tra due persone di generazioni diverse ma che hanno in comune lo stesso vizio, quello del viaggio. “Ci piace l’idea della fuga, ma la impastiamo sempre col rimorso. Partiamo ma già consideriamo il ritorno”. Come Ulisse che, guardando oltre il mare, sogna Itaca.
“L’isola dalle ali di farfalla” di Tito Barbini e Paolo Ciampi (Edizioni Spartaco, 2020, pp. 175, euro 13) ci racconta l’Italia, l’Europa, l’immigrazione; e ancora ci racconta un mondo che ininterrottamente e inevitabilmente – come abbiamo potuto ben vedere in questo momento storico – cambia “nella geografia fisica e nella geografia della mente”, segnando la nostra vita e arricchendo la nostra interiorità, senza dimenticare che avere un’altra possibilità “forse dipende solo da noi”.
Marianna Zito