“L’INSONNE” AL TEATRO LITTA MTM DI MILANO
Un telo trasparente che scende dall’alto è il primo elemento che si scorge quando si entra in sala al Teatro Litta MTM di Milano, non serve il sipario, perché la dimensione in cui lo spettatore viene introdotto è un altrove in cui luce e ombre si alternano, quasi come fosse un sogno. Due sono i personaggi presenti, Tobias e Line, il cui rapporto si snoda dalla mente di lui, che guida la vicenda fino in fondo, irrequieto, mentale, a tratti folle. Importante anche la voce fuori campo di Paola Tintinelli, che aiuta a immergersi ancora più a fondo in quella dimensione offuscata che si crea da subito.
Tobias è un ragazzino con una madre prostituta, rinnegato dal padre, che tenta di usare una violenza che non possiede per liberarsi dal marchio di figlio non voluto e che si aggrappa alla figura di Line, un ricordo d’infanzia per andare avanti. Line è il barlume di speranza di Tobias, quell’incontro breve che gli rimane impresso e che in età adulta si trasforma in attesa, in ossessione, quasi in follia. La figura di Tobias è contorta, turbata dall’assenza del padre che per caso, da bambino, riconosce in uno degli amanti della madre. Da adulto si costruisce una nuova identità fuggendo dal suo Paese, lavorando come operaio, assumendo il nome del padre, Sandor, e nella convinzione che la sua Linde giungerà a lui, e così davvero sembra che accada. Questo nuovo incontro sconvolge le vite di entrambi, messi a confronto da situazioni contrastanti, ideali e classi sociali diverse.
Un testo intricato, liberamente tratto dal romanzo “Ieri” di Agota Kristof, adattato al teatro in modo efficace da Raffaele Rezzonico e Claudio Autelli, che cura la regia, interessante e curiosa, facendo leva spesso su un gioco di ombre perfettamente riuscito e avvalendosi di due bravissimi attori, Francesco Villano e Alice Conti. Un’ora intensa e agile e meritatissimi applausi.
In scena al Teatro Litta MTM fino al 28 ottobre.
Roberta Usardi