“L’infinito tra parentesi” al Teatro Franco Parenti di Milano
Scienza e poesia, due campi all’estremo opposto, ma che in fondo non sono poi così lontane come sembrano. A dimostrazione di ciò il libro “L’infinito tra parentesi” di Marco Malvaldi e lo spettacolo omonimo in scena al Teatro Franco Parenti dal 3 al 15 dicembre.
“Dal passato di una particella tu puoi prevedere il futuro”
Un binomio insolito, la scienza e la poesia, che si avvalgono però di segni per comunicare, la scienza con le formule, la poesia con i versi, è l’analogia a fare da ponte tra le due parti. A rendere fruibile questo concetto ci pensano Maddalena e Giovanni Crippa, fratelli nella vita e anche in scena per questo spettacolo, a interpretare Francesca e Paolo Borghese, nel salotto della casa di lei, in tarda serata. Paolo va a trovare la sorella, con la quale avrebbe dovuto cenare, ma arriva troppo tardi; rimane però l’occasione di intrattenersi con lei a discutere della propria candidatura come rettore dell’università, come rappresentante della facoltà di chimica. La sorella Francesca fa parte invece del dipartimento di lettere e tra i due avviene uno scambio/confronto/scontro a suon di formule e versi che prendono forma su due lavagne ai lati del palco, come parte dell’arredamento insieme agli scaffali pieni di libri.
“Come si misura l’altezza di un grattacielo con un barometro?”
E tra Dirac, Lucrezio, Maxwell, Clausius, Montale, viene evocato anche Fabrizio De Andrè tra scienziati e umanisti, con la sua canzone “Il chimico” suonata e cantata dai due fratelli in un’esecuzione toccante, a dimostrazione che nessun mondo è a sé, ma ogni mondo, che sia scienza o poesia, entra anche in altri mondi, contaminandoli e arricchendoli. D’altra parte è l’errore il punto di partenza di ogni cosa, perché le fonti della conoscenza sono imparentate con gli errori; l’emozione stessa è un errore, uno sbaglio tra ciò che vorremmo succedesse e ciò che realmente succede. È il cervello il tramite attraverso il quale ogni individuo costruisce la realtà ed è lo strumento che permette di trasformare i simboli (chimici o lettere dell’alfabeto) in significati.
“non mai due volte configura il tempo in egual modo i grani” (dalla poesia “Vento e bandiere” contenuta in “Ossi di seppia” di E. Montale)
Uno spettacolo notevole con due attori straordinari, la regia efficace di Piero Maccarinelli e il magnifico testo di Marco Malvaldi, che fa riflettere molto e fa risaltare il fatto che ogni ambito sia parte di un tutto e non un mondo a sé, e questo tutto è l’infinito, è la vita con i suoi aspetti molteplici. Quindi non c’è davvero opposizione o distinzione tra scienza e poesia, come non c’è in ogni cosa, forse esiste solo una prevalenza di un ambito rispetto a un altro dettata dalla scelta, ma senza esclusività. Da vedere.
Roberta Usardi
Foto di Simone Di Luca