L’identità elettro-pop della cantautrice napoletana Lena A. che spicca il volo – L’intervista
Lena A., all’anagrafe Alessandra Nazzaro, è una giovane cantautrice napoletana che ha esordito a settembre 2020 con il brano “Tra le dita ft. Giovanni Carnazza”. È tornata lo scorso 28 dicembre con un nuovo brano elettro-pop dal titolo “Adesso cera” (UMA Records / Sony Music). Una bella voce piena e dei bei testi che meritano un approfondimento.
“Ho perso il conto dei cerotti in questa guerra di giudizi” è un verso di “Adesso cera”, una canzone che vuole sia difendere i propri diritti sia difendersi contro i giudizi altrui, quando hai scritto questo brano e cosa ti ha ispirato?
Nel 2017 ho deciso di partire per il cammino di Santiago ed è lì che ho scritto “Adesso Cera”. Mi sono trovata in un luogo magico in cui ho avuto la possibilità di riflettere su tutte quelle piccole insicurezze e quelle paure che non mi facevano spiccare il volo. Da qui è nato il brano.
Come racconteresti lo scatto che fa da copertina al singolo?
Lo scatto è di Vincenzo Maddaluno: ero ad una serata per cantautori a Napoli, una ragazza stava suonando la chitarra e trasportata dalla sua musica mi sono persa in tanti pensieri. Quell’anno vivevo in Spagna ed ero tornata per alcuni giorni a Napoli, quindi ero in un turbinio di riflessioni.
Girerai un video di “Adesso cera”?
L’abbiamo già girato ed esce il 14 gennaio su YouTube. È stato ideato e diretto da Erica De Lisio. una bravissima regista, che mi ha fatto il regalo di lavorare a questo videoclip. L’attrice protagonista del video invece è Alice De Matteis.
Hai esordito in settembre con “Tra le dita” feat. Giovanni Carnazza”, in cui canti “tu come fai a non aver paura del vuoto, di quello che ci attende fuori da questo gioco”, a chi ti rivolgi? Cosa rappresenta per te il vuoto?
Questo verso in particolare lo ha scritto Giovanni e devo dire che ci rivedo moltissimo della mia storia di vita. Ci si riferisce a tutti quei legami che uno costruisce nel corso della vita e che possono spezzarsi: il vuoto infatti rappresenta proprio il recidere il filo che ci lega all’altro.
Come hai incontrato il produttore Giovanni Carnazza?
Ci siamo conosciuti a Roma, stavo suonando in un locale. Mi ha ascoltata e mi ha proposto di lavorare ad un brano. Insieme al contrabbassista Marco Lembo, abbiamo accettato la sfida ed è nata una bellissima intesa musicale.
“Eros” nella sua versione live è un altro brano che hai cantato, uno swing molto bello, diverso dal genere pop elettronico degli altri brani, come l’hai incontrato? A quale stile ti senti più vicina?
“Eros” è un po’ la canzone che uno paragonerebbe al primo amore. Lo swing che ha all’interno non è voluto, era un momento della mia vita in cui ero particolarmente influenzata da questo genere e più che scrivere una canzone introspettiva, avevo voglia di raccontare una storia. “Eros” quindi è una parentesi della mia vita artistica che amo e custodisco con grande cura. Io mi sento molto vicina al pop più che all’elettronico, più che allo swing, però è bello che si possa trovare il modo di mediare e cercare una miscela acustica.
Hai anche cantato la canzone “Facciamo finta” nel 2019 per il festival della giovane canzone d’autore Ugo Calise, cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
“Facciamo finta” è il primo brano che ho scritto, dopo aver deciso di voler suonare e proseguire per questa strada con tutte le mie forze. L’esperienza ad Oratino per l’Ugo Calise festival è stata veramente sorprendente: mi sono trovata davanti a bravissimi artisti, bravissimi cantautori ed il clima conviviale ha reso questa esperienza ancor più magica.
Hai in previsione di far uscire un altro singolo o un disco nel prossimo futuro?
Sia un singolo, sia un disco.
Quali artisti ti piace ascoltare?
Mi piace ascoltare Carmen Consoli, Cristina Donà, Niccolò Fabi, il jazz nordeuropeo, La Rappresentante di Lista, i Radiohead, Florence + The Machine e tutti i musicisti che suonano nei piccoli localini di Napoli.
Roberta Usardi
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