“LETIZIA VA ALLA GUERRA. LA SUORA, LA SPOSA E LA PUTTANA” AL TEATRO DELLA COMETA DI ROMA
Due attori sul palco, una molteplicità di personaggi. Una scenografia minima e pratica in cui si intrecciano tre storie durante due momenti storici molto importanti nonché tragici per la nostra nazione, la prima e la seconda guerra mondiale.
Letizia va alla guerra attraversa le due guerre mondiali dal punto di vista di tre donne accomunate dallo stesso nome, Letizia. Nella prima storia i due attori ci fanno immergere nell’atmosfera pre-bellica della Sicilia, del rito del matrimonio e di quelle lettere che chiamavano al fronte migliaia di giovani e che hanno decimato la popolazione maschile dell’epoca. In pochi secondi la protagonista, Letizia, ci regala il sapore della sua Sicilia e il senso di appartenenza alla propria terra natia. Conosce un giovane che presto partirà per il conflitto – appena dopo il matrimonio – nel lontano Friuli, allora terra sconosciuta; lei lo seguirà poco dopo in veste di portatrice di gerle per amore, con la speranza di ritrovarlo. La seconda storia ci traghetta nei bordelli romani dell’epoca fascista. Qui abbiamo la seconda Letizia, ragazza di provincia spensierata e felice e che, suo malgrado, senza volerlo e senza saperlo si ritrova nella capitale a lavorare come prostituta. Conosce un giovane biondino, si innamora e decide di chiudere l’attività e seguirlo per amore. Filo conduttore delle due storie è la figura di Suor Letizia, una anziana sorella che ha preso i voti in tarda età dopo un errore di gioventù, e che si rivela essere il legame tra le prime due donne.
Sarebbe riduttivo definire i due attori – Agnese Fallongo e Tiziano Caputo – soltanto poliedrici e versatili; essi ci fanno immergere e identificare con una serie di personaggi, cambiando repentinamente linguaggio, sia del corpo che della parola; in coppia ci regalano momenti di trasporto indimenticabili, in cui si dimostrano eclettici sia nel cambio repentino dei dialetti che nei momenti cantati, i quali si innestano perfettamente nello svolgimento della storia. Tre storie, narrate rispettivamente in dialetto siciliano, romano e veneto, che si susseguono come parti separate di un unico fulcro narrativo. In loro aiuto sicuramente c’è un testo scritto e strutturato in stile eccellente, un testo che si accosta agli stilemi di scrittura e regia cinematografica, dal momento che ci fa assaporare e immaginare i probabili campi e controcampi dei vari personaggi che passano sul palco facendoci sentire l’obiettivo di una macchina da presa. Tutto al servizio di una storia che strizza l’occhio alla semplicità della vita di un tempo, ma che fa riflettere sulla serie sfortunata e funesta di eventi che abbiamo dovuto affrontare nel nostro paese. A pagarne le spese, è sempre l’amore.
Adriano Evangelisti di dimostra regista dalla encomiabile potenzialità, il suo è un prezioso gioiello che va ammirato più di una volta. “Letizia va alla guerra” di Agnese Fallongo è un omaggio alle vite di persone sconosciute ma che hanno fatto la storia, in cui possiamo ancora identificarci. E così dice Letizia “…ogni volta che la guerra e le armi negano l’amore tra due persone, Letizia si volta e si rivolta sotto terra, sospirando…”
“Letizia va alla guerra” sarà in scena al Teatro della Cometa di Roma fino al 17 febbraio 2019.
V. M.