L’esordio di Fioriti è con “Check” – Intervista al giovane cantautore umbro
Fioriti è il nuovo progetto solista del cantautore umbro Matteo Fioriti, conosciuto precedentemente come JM. L’artista, che ha 23 anni, ha già all’attivo 200 concerti in tutta Italia dal 2016 aprendo le esibizioni di artisti come Canova, The Zen Circus, Lo Stato Sociale, ecc. È uscito il 20 aprile il primo singolo “Check”, una canzone con un climax crescente che rappresenta il suo manifesto personale. Per andare più a fondo di questo brano e conoscere meglio questo talentuoso artista gli abbiamo posto qualche domanda.
Il tuo primo singolo è “Check” è uscito da poco, una dichiarazione d’amore verso la musica, quando l’hai composta? E in quanto tempo?
Parto dicendo che a me non piace scrivere canzoni a tavolino, non ci riesco. Ho scritto le prime frasi di “Check” circa due anni e mezzo fa. Quel periodo non è stato semplice, mi venne diagnosticata una malattia autoimmune all’intestino che ha cambiato totalmente la mia vita e all’inizio è stato molto difficile conviverci. “Check” è molto legata a questo. Non pensavo che poi sarebbe diventata una canzone, la ritenevo una specie di poesia per me, poi con il tempo ho accumulato sempre più idee, ho avuto vari sfoghi di scrittura e piano piano ho cominciato a realizzare che si stava creando una linea rispetto a quel tipo di idea e a quel tipo di sensazione. Ho messo tutto insieme: aveva un senso, c’era un percorso. Per la parte testuale ci ho messo poco tempo, circa un anno, poi ho pensato a produrla. Per me è molto importante la musica su un brano, crea e dice quelle parole che non si direbbero, un completamento necessario. Ricordo di avere iniziato la produzione con almeno cinque versioni del brano e non riuscivo a farlo funzionare, volevo creare il mondo che io sentivo, così che chiunque l’ascoltasse riuscisse a percepirlo. Dopo quelle quattro o cinque versioni, di notte, è arrivata l’idea giusta. Mi sono commosso, avevo trovato la combinazione perfetta. Questo è successo un anno e mezzo fa. Quando l’ho realizzata ho capito che ero Fioriti. “Check” è un brano onesto e quando l’ascolto mi sento io, ed è ancora attuale.
Il titolo deriva da “soundcheck”?
Fondamentalmente sì, possono esserci varie interpretazioni, di getto avevo pensato al check up del medico, una sorta di punto e a capo per andare avanti.
Quando canti “scrivo per svuotarmi da quando avevo 7/8 anni” è vero?
Sì, è la verità, è iniziato tutto quando avevo quell’età, con la chitarra, ma all’inizio non cantavo. Ho iniziato a scrivere, come se avessi avuto le chiavi di un mondo che era solo mio. A 13 anni ho iniziato a suonare nei pub perché per me è una catarsi, una medicina a tutti gli effetti, ed è stata una conferma quando ho scoperto la malattia. Avevo pensato di smettere perché non credevo di riuscire a livello pratico a sostenere questa cosa, invece ho capito che non avrei mai mollato: ogni volta che andavo a suonare stavo meglio, per me è tutto.
Il videoclip è intenso, all’inizio sospiri prima di addentrarti nello spazio in cui cambi giacca di continuo, anche in modo divertito, fino alla fine in cui invece ti rilassi sul divano. Quale giacca ti senti addosso in questo momento?
Il tipo di giacca non lo saprei dire, ma sento che adesso finalmente è come se avessi definito qualcosa che prima era troppo indefinito. Non so bene che forma abbia, ma mi piace perché mi spinge ad andare oltre, capire cos’è, sento che è la direzione giusta. Il sospiro è venuto spontaneamente: era notte e prima di iniziare il tutto ho avuto quel momento in cui ho sospirato. Quando abbiamo girato il video, circa un mese e mezzo fa nel garage di casa, non è stato qualcosa di deciso, nessuno di noi aveva mai fatto un video. Abbiamo fatto solo delle prove, ma sapevamo quello che valevamo e a un certo punto una delle prove è diventato il video.
Prima di questo singolo ti sei esibito tantissimo in giro per l’Italia, circa duecento concerti dal 2016. Ti esibivi sempre chitarra e voce? Che tipo di esperienza è stata?
Ho inciso due dischi da solista, con il nome di JM, e ho girato sempre da solo e sempre chitarra e voce, non perché non volessi un gruppo, più che altro perché non ho mai incontrato persone che la vedessero come me: non potevo pensare di suonare con qualcuno che ritenesse le prove come un passatempo, io non l’ho mai vissuta così. Girare da solo mi ha permesso di spostarmi molto ed è stato molto bello perché ho fatto tantissime esperienze e ho avuto la fortuna di incontrare un sacco di artisti che poi sono esplosi. Quando si gira tanto si entra nel giro ed è bellissimo perché da tutti gli artisti e band a cui ho fatto da apripista c’è solo da imparare. In un modo o nell’altro sono dei fenomeni, suonare live non è semplice e per me è stato un onore aprire i loro concerti, vederli da vicino.
Che tipo di repertorio portavi sul palco?
Per la maggior parte brani miei sia del primo EP in inglese sia del primo disco in italiano.
Ti è capitato di collaborare o di duettare con gli artisti che hai incontrato?
No, gli artisti sono stati sempre molto schivi, gli unici che mi ricordo e con cui ho scambiato idee sono stati i Canova. Di solito gli artisti arrivano poco prima del concerto ed è difficile cercare di avvicinarsi e parlare un po’.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Usciranno altri singoli, ho molti brani pronti. Ho riflettuto molto sul fatto di far uscire singoli o un altro disco, ma in un disco di dieci pezzi magari molti brani vengono bruciati, a meno che non ci sia una fanbase enorme. Anche se sono un fan degli album, ho pensato che i miei brani hanno dei mondi che vorrei condividere con una promozione fatta per bene. Già sto lavorando al prossimo brano, è già pronto, lo sto modellando ed uscirà a breve. Spero che nel frattempo si possa tornare a suonare dal vivo. Il mio sogno adesso sarebbe Sanremo.
Che artisti ascolti?
Un po’ di tutto, dipende molto dai momenti. Sono un grandissimo fan del rock, da lì sono scivolato sull’hip pop e sul rap; poi ho scoperto il cantautorato italiano e internazionale e questa influenza si sentirà tantissimo nei prossimi brani. Un artista che mi piace molto e che ho ascoltato tanto è Kendrick Lamar, ma c’è anche Ed Sheeran e Willy Peyote, che seguo dal 2014.
Roberta Usardi
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