L’esordio del giovane chitarrista palermitano Gabriele Pirillo con “Mi chiedevo se” – L’intervista
Lo scorso 7 maggio è uscito per 800A Records “Mi chiedevo se”, il nuovo singolo del giovane cantautore e chitarrista palermitano Gabriele Pirillo. Questa canzone è la prima delle quattro che andranno a far parte del suo album d’esordio previsto per l’inizio del 2022. Conosciamolo un po’ meglio.
“Mi chiedevo se” è il tuo primo singolo, quando l’hai composto? Parla di due persone che non capiscono che la loro storia è finita, da cosa hai preso ispirazione, da una vicenda personale o da altro?
Nasce tutto da quel riff di chitarra in Mi maggiore che mi ha in qualche modo catturato. Poi il testo parla di due persone che non riescono a realizzare la fine di una storia, che cadono negli stessi errori perché convinti di poter ritrovare un equilibrio. Il testo deriva da un’esperienza personale, io scrivo una canzone solo quando qualcosa mi ha scosso davvero, e questo succede pochissime volte.
Girerai il videoclip di “Mi chiedevo se”?
No, per questo pezzo non è previsto alcun videoclip, ma è in programma qualcosa per i prossimi singoli, sicuramente!
“Mi chiedevo se” è il primo dei quattro brani che andrà a comporre il tuo disco d’esordio a inizio 2022, puoi anticipare qualcosa in merito al prossimo singolo e se si tratta di un concept album?
Ancora non abbiamo deciso quale sarà il prossimo singolo, abbiamo registrato varie tracce e dobbiamo ancora scegliere quale sarà la prossima ad essere pubblicata. Tutte le canzoni dell’album in qualche modo si completano e possono essere collegate, si sente che sono storie vere vissute dalla stessa persona. Non penso si possa definire un vero e proprio concept album però sicuramente ci sono dei concetti in alcune canzoni che a volte si completano in altre, andando a chiudere così un cerchio che conclude un discorso preciso.
Sei di Palermo e ti sei trasferito a Cagliari, da isola a isola, cosa stai studiando? Hai già perlustrato la scena musicale sarda?
Sono al quarto anno di medicina, corso di studi che mi piace parecchio e mi affascina sempre di più. La scena musicale sarda è molto varia, ho avuto il piacere di conoscere dei musicisti fantastici! Devo dire però che forse la musica dal vivo a Cagliari è meno diffusa rispetto a Palermo. Intendo quella fatta di locali, tavolini, sigarette, birre alla spina e chitarre rovinate. Andando via dalla mia città mi sono accorto di come la scena musicale palermitana sia molto più vasta e movimentata di come pensavo, probabilmente perché Palermo in fin dei conti è una città molto più grande di Cagliari.
Quando hai iniziato a scrivere canzoni e quando hai capito che la tua strada era la musica?
Quando avevo 14/15 anni facevo parte di una band come chitarrista. Rispettai quel ruolo per un paio di anni senza mai rivelare a nessuno che scrivessi canzoni. Pian piano queste canzoni si stavano accumulando e, non so bene per quale meccanismo, un artista sente sempre il bisogno di rendere pubblici i propri brani come se dovesse liberarsi di un peso, a costo di combattere con la propria timidezza. Così a 18 anni ho posato la chitarra, ho preso lezioni di canto e ho iniziato a cercare dei musicisti che volessero portare avanti con me questo progetto. Solo adesso, che ho 22 anni, tutto questo ha preso una forma definitiva! Le canzoni che pubblico come “nuove” per me, molto spesso sono canzoni vecchissime che mi sono tenuto dentro per tantissimo tempo.
Che tipo di musica ascolti?
Io amo la musica, ma me ne piace davvero poca. Ultimamente ascolto molto alcuni cantautori della nuova scena “indie” italiana come Giorgio Poi, Matteo Mobrici, Fulminacci. Mi piacciono molto i Beatles, Oasis, The Strokes. Forse però il mio riferimento principale è John Mayer da quando ho iniziato a suonare la chitarra.
Roberta Usardi
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