“L’ermellino muore” – Viaggio nella Catania di Piero Isgrò
“L’ermellino va incontro alla morte se il suo candido vello s’imbratta”
Piero Isgrò con il suo romanzo “L’ermellino muore” (Stampa Alternativa, pp.199, euro 15) sa colpire il cuore del lettore per la profondità dei temi trattati. In primis, quello dell’amore a prova di tempo e spazio tra Patrizio e Alessandra, che accompagnerà la loro esistenza, ammorbandola di malinconia per ciò che sono consapevoli di aver perso a causa di un patetico adescamento da parte di una calcolatrice, Carmela, in cerca del buon partito e a qualunque costo. Sullo sfondo, una bigotta Catania, posto ideale dove la fantasia può facilmente supplire alla plebea realtà dei fatti.
Alessandra, con la sua solitudine, si rifugerà in un mondo parallelo fatto di libri per poter affrontare ciò che la vita ha in serbo per lei; cede così all’uomo che diventerà poi suo marito, il signor Vella, abbindolata da racconti che scoprirà, in seguito, non veritieri. Miriam rappresenta, invece, la figura ermetica del romanzo: figlia del Vella e di Alessandra, a seguito della scomparsa del padre, riuscirà a comprendere e a metabolizzare l’origine della propria infelicità e a trovarvi, infine, una soluzione. C’è poi – coprotagonista dell’intero romanzo – Angela, giornalista e sorella di Alessandra ma con un carattere diverso, dinamica, con una visione del mondo realistica, aperta (non chiusa nel bigottismo della Sicilia), cruda e dai sentimenti profondi e terribilmente vendicativa verso chi danneggia le persone a lei care (si pensi all’episodio del panettiere!!!).
Frizzante il linguaggio usato per la narrazione, verosimile fino all’eccesso la descrizione dei luoghi, dei profumi e, addirittura, delle sensazioni e degli stati d’animo dei personaggi, tanto da renderli drammaticamente reali. La metafora dell’ermellino altro non è che il dramma dell’espatrio, dell’abbandono della città natale per posti lontani più reali, veritieri, freddi ma incontaminati e solitari dove poter essere nessuno. Emblematica è l’immagine di una giovane Alessandra che legge i suoi libri alla luce di un lampione: i libri hanno un ruolo principale nel romanzo che brulica di citazioni letterarie, filosofiche e musicali; si spazia dall’analisi del concetto filosofico di Kant, all’Amleto di Shakespeare, alla “Rosamunde” di Schubert. Il ritmo è incalzante nelle descrizioni della vita siciliana ma diventa pacato, quasi come la caduta di un fiocco di neve, quando lo scenario si sposta nelle lande fredde e lontane dall’Italia e, dunque, dalla contaminazione. Piero Isgrò ti trascina giù dal tuo divano – dove siedi comodo a leggere – per condurti in una città problematica dove mettere in gioco i tuoi pensieri parallelamente al suo romanzo,; diventi tu Alessandra e in alcuni momenti il suo personaggio ti diventa addirittura stretto e, alle tue spalle, c’è una Catania diversa da quella che hai visto durante il tuo ultimo viaggio…
Marisa Padula