L’elegante “Fuga a tre voci” di Marco Tullio Giordana all’Estate Teatrale Veronese
“Amo. Fino all’incandescenza io amo,
e ne ringrazio biblicamente il cielo.
L’ho imparato in volo.”
Ingeborg Bachmann
L’Estate Teatrale Veronese, adeguatasi alle restrizioni per l’emergenza sanitaria, ha chiesto agli artisti di reinventarsi, portando sul palco scenari inediti. Così è stato per la sezione Classiche Parole, dedicato ai temi della comunicazione a distanza, in cui Marco Tullio Giordana ha portato un elegante quadro recitativo musicale dedicato al carteggio fra la poetessa Ingeborg Bachmann e il musicista Hans Werner Henz, a cui hanno dato voce Alessio Boni e Michela Cescon, accompagnati alla chitarra da Giacomo Palazzesi. “Fuga a tre voci”, produzione Teatro di Dioniso, è andato in scena il 12 settembre.
L’austriaca Bachmann (1926-1973) diviene importante figura letteraria nel secondo dopoguerra, soggiorna spesso in Italia e il 1952 è il principio di un’intensa amicizia con il compositore tedesco Henze (1926-2012), fuggito dalla Germania nazista. La lettura è liberamente ispirata a Ingeborg Bachmann- Hans Werner Henze “Lettere da un’amicizia”, traduzione di Francesco Maione, a cura di Hans Holler, EDT, Torino 2008. Due personalità decisamente complesse e libere, che trovano grande consolazione in un’amicizia che ha vigore e fremiti tradotti dalle parole, fragili ma reali testimoni di due anime d’artista che si sono incontrate. Un rapporto epistolare, a distanza quindi, durato più di 20 anni: il rifiuto del nazismo, l’amore per la bella Italia, storie infelici, nuove relazioni, quotidianità, depressione.
La scenografia è pensata come un’orchestra, una composizione di sentimenti che piano piano prende sempre più voce, la Cescon legge Henz e Boni, al contrario, la Bachmann, interpretandoli con decisione e trasporto emotivo. Nel mezzo le note proposte da Palazzesi, brevi entrate, parentesi di aspettative e attese per una lettera che porta speranza e rincuora. La musica che è vita, spartiti che sembrano disegnare biografie. C’è tanta vita, vissuta intensamente, al servizio della poesia e della musica, le uniche armi che gli artisti hanno per combattere le ideologie. Il finale racconta la tragedia che pose fine all’intensa vita della poetessa e scrittrice, la cui memoria, attraverso gli scritti che sono rimasti, è senz’altro doverosa.
“Quando avrai passato questo momento difficile vedrai che avrai una vita molto bella, come sempre succede dopo. Sono convinto di questo. Ora è anche il momento dei medici, dopo sarà il momento degli amici, e dopo il momento degli amanti (…) Rideremo di nuovo, e saremo di nuovo felici e contenti! Penso sempre a te e ti abbraccio. Hans”.
Silvia Paganini