Le “Streghe” della Compagnia Artefatto Teatro al Chiostro di Sant’Eufemia di Verona
Riparte anche quest’anno la Rassegna teatrale nei cortili con le compagnie amatoriali veronesi, organizzata dal Comune di Verona. Da giugno a settembre gli spettacoli si alternano tra il cortile Ovest dell’Arsenale, S. Eufemia e S. Maria in Organo. E proprio al chiostro di Sant’Eufemia, dal 15 al 25 giugno, la compagnia ArteFatto Teatro porta in scena Streghe, con testo e regia di Fabrizio Piccinato, liberissimo adattamento di Macbeth di Shakespeare.
Può sembrare sempre rischioso o quasi una profanazione prendersi la responsabilità di riadattare opere del patrimonio artistico mondiale, soprattutto quando si tratta delle tragedie shakesperiane. Ma è pur vero che il pubblico e la sua percezione mutano e spettacoli sempre uguali a se stessi possono non essere compresi completamente, risultando eccessivi e lontani. Quindi un regista, in questo caso l’eclettico Fabrizio Piccinato, può osare l’adattamento del Macbeth per plasmarlo sull’attualità politica, trasformando il regno di Scozia nel regno della Padania e forgiando uno spettacolo che convince e a tratti stupisce. E di potere sempre si parla, di una sanguinosa e assurda lotta per la propria ambizione politica, solamente fine a se stessa. La commedia, insolitamente tragica, percorre il confine tra il reale Macbeth, l’attualità italiana e il sistema politico di un qualsiasi Stato. Il testo, tra delirio drammatico e comicità, lancia un’accusa non troppo velata alla cosiddetta idea di Padania, trasformata dai suoi leader in un’accozzaglia di paura e lotta allo straniero.
Gli attori in scena sono sei ma i personaggi rappresentati sono ben 23, schierati su un palco che vede al centro una grande corona-tagliola, una trappola del potere sempre più chiusa su se stessa. Tobia Sabaini è Macbeth, completamente soggiogato da Lady Macbeth, Giuliana Bassan, quindi senza doti intellettive, trascinato dalla profezia delle Streghe, incapace di pensare e per giunta di dormire, ha sicuramente ragione di avere molta paura nell’unica idolatria della Padania. Nella corsa al potere c’è solo sangue, inganno e dolore, nessun tipo di costruttività per il popolo: “spacchiamo tutto!”. Mara Giarola, Patrizia Pesente e Renza Piva interpretano le famose megere e la profezia a Macbeth sul diventare Re scatenerà una lunga serie di omicidi. Il potere è cieco, una volta che il trono si avvicina non si vede altro che se stessi, non si è più uomini ma macchine assassine, ciechi e sordi, senza ideali né umanità.
Fabrizio Piccinato ritaglia per sé ruoli più marginali ma porta sul palco personaggi esilaranti e tra le risate che suscita in maniera leggera strizza l’occhio nuovamente ai temi attuali, dalla disoccupazione all’immigrazione. Ci si diverte ma si pensa, all’attualità di Shakespeare e al germe di follia che sempre rinasce in chi detiene trono e corona. Il lavoro teatrale è godibile, la recitazione è di un buon livello, degni di nota sono i costumi di Valeria Faccincani e suggestivi anche gli effetti sonori e luci di Elia Giusti, Giacomo Fraccaroli e Tobia Gaspari.
Silvia Paganini