Le malattie mentali non hanno un buon carattere

La stagione teatrale del Bolivar di Napoli continua a sorprendere, portando in scena spettacoli di grande intensità interpretati da attori di talento, soprattutto campani. Andato in scena il 23 marzo, “Un GIOCO fatto con le NOCI” si distingue per la sua audace profondità, apre uno spaccato toccante sulla malattia mentale e sulle dinamiche umane che la circondano. Indica la difficoltà di accettare la malattia, degli altri.
Lo spettacolo, ideato e diretto da Martina Zaccaro, è un viaggio emotivo nel mondo di tre donne (Martina Zaccaro, Titti Nuzzolese, Roberta Misticone) relegate ai margini della società, chiuse in una condizione di isolamento forzato. Le protagoniste, bloccate nei propri errori e nel peso di colpe, forse imposte, vivono in un presente stagnante, incapaci di liberarsi da un doloroso passato. Ciascuna di esse porta sulle spalle un fardello che la società ha trasformato in stigma, colpe di eventi di cui non sembrano avere la totale responsabilità: un incendio domestico, un tradimento, una cecità psicosomatica, nata dalla volontà di non vedere più il male intorno a sé. Sono vittime di giudizi e probabilmente incastrate in vicende familiari più complesse. Le vicende personali sono solo accennate, mentre le tre protagoniste creano tra loro un rapporto intenso, fatto di amicizia e solidarietà, pur nella “stranezza”. Infatti tendono a ripetere spesso le stesse frasi, con evidente effetto comico, e a ritornare in stereotipie. Una ripetizione ossessiva di motti e gesti che strappano sorrisi amari.
L’ingresso in scena di una poetessa (Milena Pugliese), inizialmente percepita come un’educatrice alternativa, svela il legame col mondo esterno di una delle tre “pazze”: è sua sorella, tra coloro che l’hanno reclusa e abbandonata. Il senso di colpa per questa scelta pervade il personaggio e aggiunge un ulteriore livello di complessità alla narrazione. Gli altri personaggi, nelle vesti di medici, infermieri e capisala, offrono spunti interessanti ma rimangono sullo sfondo, con un ruolo più coreografico che narrativo. La vera forza dello spettacolo risiede nelle tre protagoniste, che sostengono l’intera rappresentazione con una presenza scenica magnetica.
Il testo è denso e ben costruito, ed evita la retorica. Scava dentro, dietro, ci fa guardare intorno. Autentico e spontaneo l’uso del dialetto, segna il contrasto tra il mondo interiore e la freddezza della scienza e della società giudicante.
Bellissimo studio dell’animo umano, delle molteplicità che incontriamo, dell’incaglio che a volte troviamo sulla nostra via, e che fa virare da una normalità (ancora tutta da definire…) a una forma di blocco che non vede evoluzione. E in cui la forza dell’amore, del contatto umano, può ancora qualcosa. Tra umani si può ancora fare la differenza.
Musiche e luci enfatizzano il ritmo e le emozioni, accompagnano con efficacia i cambi di scena. Il risultato è un’opera potente, che ci costringe a guardare negli occhi chi vive ai margini, a interrogarci sui concetti di normalità e follia, e a riconoscere il valore insostituibile dell’empatia e del contatto umano.
Un racconto concreto, dove la poesia si legge negli occhi delle tre donne, nei loro limiti, nella loro magnetica presenza.
Brigida Orria
Un GIOCO fatto con le NOCI
di Martina Zaccaro
con
Titti Nuzzolese
Roberta Misticone
Martina Zaccaro
Milena Pugliese
Antonio Ciorfito
disegno luci, spazio scenico e regia: Martina Zaccaro